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Bezos perde il Pentagono: Trump sceglie Microsoft

A gestire i dati della Difesa non sarà il boss di Amazon. Che perde pure il trono di Paperone

Bezos perde il Pentagono: Trump sceglie Microsoft

Ha tutta l'aria di essere una vendetta personale di Donald Trump ai danni del detestato Jeff Bezos l'inattesa assegnazione a Microsoft del super contratto da dieci miliardi di dollari per il sistema di archiviazione dei dati del Pentagono. Amazon, la società di Bezos, era considerata la favorita, e il fatto che l'offerta di Microsoft abbia prevalso ha suscitato non solo presso gli sconfitti molta sorpresa. E non solo perché già nel 2013 Amazon Web Services (Aws) si era aggiudicata un altro colossale contratto con la Cia, o perché altre agenzie governative degli Stati Uniti utilizzino server sicuri forniti dalla stessa società.

Amazon non ha digerito la scelta del ministero della Difesa per l'assegnazione del cosiddetto contratto Jedi (Joint Enterprise Defense Infrastructure) e ha emesso una nota per esprimere il proprio sconcerto. «Aws è chiaramente il leader nel campo e una valutazione dettagliata basata esclusivamente sul confronto delle offerte porta chiaramente a un'altra conclusione», afferma la società guidata dall'uomo che fino a ieri comandava la classifica dei più ricchi del mondo, primato che ora ha perso a favore beffardamente proprio di Bill Gates, il fondatore di Microsoft, al quale lo aveva strappato due anni fa. Va però precisato che le perdite di Amazon di circa il 4% a Wall Street non sono collegate alla perdita della commessa Jedi, bensì a un marcato peggioramento dei conti della società di Bezos dovuto ai massicci investimenti per arrivare all'ambizioso traguardo delle consegne nell'arco delle 24 ore. Questo contraccolpo potrà essere compensato nel medio termine se l'obiettivo sarà conseguito, ma la «botta» del contratto Jedi rischia di danneggiare ben più seriamente il colosso di Seattle.

La nota emessa ieri da Amazon allude in modo inequivocabile ad un uso discutibile dell'indiretto potere di discrezionalità del presidente degli Stati Uniti. Vien facile collegare questo sgambetto plurimiliardario con i pessimi rapporti personali di Trump con Jeff Bezos, proprietario tra l'altro di quel Washington Post che tante volte è stato preso di mira dal presidente-tycoon per la pubblicazione di presunte fake news ai suoi danni.

Sta di fatto che nel luglio scorso l'inquilino della Casa Bianca aveva dichiarato pubblicamente di essere a conoscenza di «lamentele» a proposito del meccanismo di selezione per il contratto Jedi, lamentele che sarebbero state espresse secondo Trump «da varie società tra cui Microsoft, Oracle e Ibm». Il presidente aveva aggiunto che avrebbe esaminato la questione «molto da vicino». Nel mese di agosto, poi, il Pentagono aveva annunciato un rinvio del bando per l'assegnazione, in attesa che il nuovo segretario alla Difesa nominato da Trump, Mark Esper, desse luce verde.

Dopodichè, eliminati in una prima fase Ibm e Oracle, erano rimasti in gara per la mega commessa solo Amazon e Microsoft.

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