Bibi paga la battaglia a destra

Bibi paga la battaglia a destra

I risultati del voto israeliano sembrano aver negato ancora una volta a Benjamin Netanyahu la maggioranza che cercava per comporre un governo. Questa breve analisi intende concentrarsi sul perché il premier di più lungo servizio nella storia del suo Paese paia aver finito la sua «romance» con gli elettori. In altre parole: non è forse vero che con Netanyahu la sicurezza nazionale è garantita, che i rapporti con l'alleato-chiave americano sono allo zenit e che l'economia funziona? E allora perché non riconfermarlo? Cominciamo con l'osservare che la situazione di Israele è assolutamente peculiare: un Paese circondato da vicini che lo vorrebbero morto e che vent'anni fa ai tempi della seconda intifada palestinese ha subito lo choc degli attentati in serie nelle sue stesse città che hanno fatto centinaia di vittime civili. Da allora, e più ancora dopo che la cessione della sovranità di Gaza ai palestinesi ha trasformato quel territorio in una base missilistica contro Israele, la sinistra pacifista nello Stato ebraico non può più vincere. È stato Netanyahu con le sue scelte decise a garantire la sicurezza dei suoi compatrioti, e da allora la vera competizione politica si svolge tra la sua destra nazionalista e un centro che guarda necessariamente a destra. Poi ci si è messa di mezzo un'altra destra, quella estremista d'importazione russa di Avigdor Lieberman. Un tipo tosto, ostile ai tradizionalisti religiosi, che negli ultimi tempi ha deciso che la sua priorità sarà la fine del potere del capo del Likud. Netanyahu continua a raccogliere la gratitudine di una larga minoranza che non riesce a diventare maggioranza, e che senza la stampella di Lieberman non lo sarà più.

L'attuale avversario del premier, il centrista Benny Gantz, manca di carisma, ma capitalizza la stanchezza dei tanti che a sinistra non torneranno mai, ma sperano in una guida meno radicalizzata. Vorrebbero un Paese normale, un'ambizione che in Israele è un lusso. Sconfitta la sinistra, Netanyahu paga il prezzo di questa lotta interna al suo campo.

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