«Bimbi stranieri discriminati a mensa»

Il tribunale impone al Comune di Lodi di modificare il regolamento scolastico

Cristina Bassi

Milano Il Comune di Lodi ha discriminato i bambini stranieri nell'accesso alle mense scolastiche e deve cambiare il regolamento che nelle scorse settimane ha suscitato molte polemiche. È la decisione del Tribunale di Milano che ha appunto dichiarato la «condotta discriminatoria del Comune» nell'escludere dal servizio mensa e scuolabus alcuni alunni e ha ordinato di «modificare il Regolamento per l'accesso alle prestazioni sociali agevolate in modo da consentire ai cittadini non appartenenti all'Unione europea di presentare la domanda» alle stesse condizioni degli italiani. Viene così accolto il ricorso dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione e del Naga. L'Amministrazione comunale di Lodi sta valutando quali azioni legali intraprendere in risposta alla sentenza.

Il giudice Nicola Di Plotti, della Prima sezione civile che si è occupato del ricorso contro il Comune da parte delle due associazioni rappresentate dai legali Alberto Guariso e Livio Neri, scrive nella sentenza che «non esistano principi ricavabili da norme di rango primario che consentano al Comune di introdurre, attraverso lo strumento del Regolamento, diverse modalità di accesso alle prestazioni sociali agevolate» per i cittadini extra Ue. L'Amministrazione comunale, invece, ha previsto «specifiche e più gravose procedure poste a carico dei cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea». Il regolamento comunale, si fa notare infatti, non prevede l'autocertificazione e per molti stranieri è difficile reperire la documentazione che accerti che non possiedano proprietà nel Paese d'origine. Si tratta, scrive il Tribunale, «di discriminazione diretta, essendo trattati diversamente soggetti nelle medesime condizioni di partenza e aspiranti alla stessa prestazione sociale agevolata». Per il giudice, dunque, deve «essere ordinato all'Amministrazione comunale di modificare il predetto Regolamento in modo da consentire ai cittadini non appartenenti all'Ue di presentare la domanda di accesso a prestazioni sociali agevolate mediante la presentazione dell'Isee alle stesse condizioni previste per i cittadini italiani e Ue in generale».

Il Tribunale entra nel dettaglio anche delle «linee guida» varate dal sindaco Sara Casanova a ottobre, dopo che il caso è esploso a livello nazionale. Le quali non avrebbero eliminato «gli effetti di un provvedimento che introduce una disparità di trattamento». I provvedimenti emessi dal Comune, continua il giudice civile, non hanno il potere «di assumere decisioni in proposito (dunque nemmeno di stabilire in che termini i loro effetti possano essere temperati) e che non rispondano a canoni di ragionevolezza».

Nell'ordinanza si fa spesso riferimento ai principi costituzionali che riconoscono e garantiscono «anche agli stranieri i diritti fondamentali dell'uomo» e che sanciscono «il principio di pari dignità sociale e di eguaglianza davanti alla legge». Le regole a Lodi in sostanza dovranno cambiare.

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