Cronache

Bimbo ucciso, ergastolo alla mamma

Leonardo, 20 mesi, fu picchiato a morte: "Violenze indegne di un essere umano"

Bimbo ucciso, ergastolo alla mamma

Per la morte del piccolo Leonardo, venti mesi appena, la Corte di Assise di Novara ha condannato all'ergastolo la mamma ed il suo compagno dell'epoca. I fidanzati, spiega la sentenza, hanno ucciso il loro bambino attraverso maltrattamenti di «una violenza inaudita, non degna di un essere umano». Per questo - accogliendo la richiesta del pm Silvia Baglivo -, Gaia Russo e Nicolas Musi sono stati condannati al massimo della pena. E se diverse sono le posizioni dei due imputati, uguale è la loro responsabilità per la morte del bambino. A uccidere materialmente il bimbo - il 23 maggio del 2019 - fu Musi, ma la madre «sapeva bene quel che stava accadendo e ha avuto più di un'occasione per attivarsi: se lo avesse fatto, Leonardo sarebbe ancora vivo». Il quadro accusatorio è stato accolto in pieno anche per quel che riguarda la mancata concessione delle attenuanti, che avrebbero potuto evitare il carcere a vita ai due imputati.

L'autopsia sul corpicino martoriato di Leonardo, stabilì che a provocare la morte del bambino fu un violento colpo all'addome, con conseguente emorragia al fegato, che portò al decesso in meno di mezz'ora. Sul corpo del bambino, il medico legale riscontrò ecchimosi e lesioni un pò ovunque: sul capo, sul torace, sulla schiena, persino sui genitali. Lesioni che risalivano alla mattina stessa del decesso ma le violenze duravano da tempo. Violenze e soprusi che, secondo il pm, mamma Gaia «non solo non ha fatto nulla per impedire il delitto e nemmeno per evitare i maltrattamenti, ma ha sempre fornito alibi per Musi, lo ha coperto finché ha potuto».

Agghiacciante la ricostruzione da parte del tribunale, dei messaggi via cellulare che i due imputati si scambiavano, con le foto del viso tumefatto del piccolo Leonardo. Immagini raccapriccianti, che Gaia e Nicolas inviavano anche ai loro amici, chiedendo soldi per cure mediche che il piccolo non ha mai fatto. «La mamma avrebbe potuto evitare che l'escalation di violenza, iniziata due mesi prima da Musi, arrivasse al punto di non ritorno, ma non ha fatto nulla: non l'ha portato nemmeno al pronto soccorso». I due imputati in aula si sono accusati reciprocamente: lui ha ammesso i maltrattamenti ma non il delitto, lei ha spiegato che mentre si consumava il delitto stava dormendo.

La Corte ha stabilito un risarcimento per Mouez Ajouli, padre di origini tunisine, del piccolo Leonardo.

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