La Bindi "indaga" De Luca ma il governo lo premia

Promesse ai sindaci per il Sì, l'Antimafia chiede lumi ai pm. Governatore vicino alla nomina a commissario alla Sanità

La Bindi "indaga" De Luca ma il governo lo premia

Un braccio di ferro. Una battaglia nella più vitale (per il governo) guerra tra Sì e No sul referendum, che rivela gli interessi in gioco e le alleanze a qualunque costo. La querelle tra Vincenzo De Luca e Rosy Bindi vive un'altra puntata, con la partecipazione di grillini e opposizione.

Tutto comincia con quell'uscita infelice di De Luca che in un'intervista dice della Bindi che è «infame, da ucciderla», riferendosi alla questione degli impresentabili. Poi spunta l'audio dell'incontro con gli amministratori locali campani, esortati dal governatore a sostenere il Sì al referendum in chiave clientelare «come Cristo comanda», magari offrendo agli elettori pesce fritto in cambio del Sì, che diventa di dominio pubblico. E ora, puntuale, la presidente della commissione Antimafia che si toglie un sassolino dalla scarpa, cogliendo l'assist di Cinque Stelle e opposizioni, e chiede lumi alla procura della Repubblica di Napoli su eventuali indagini in corso sul conto del governatore campano, a proposito dell'intercettazione e a tema «mafia», prima di valutare se aprire un'inchiesta in commissione sul politico Pd, evocando implicitamente il voto di scambio.

Solo che l'ennesimo attacco al politico campano dimostra una volta di più che De Luca non è solo. Il presidente della Regione Campania, tirato di nuovo per la giacca dall'Antimafia, viene istantaneamente difeso dal fronte renziano, che a una manciata di giorni dal referendum non può permettersi di voltare le spalle allo zelante governatore, considerato un prezioso, imprescindibile alleato per le armate del Sì. Lo difende Angelino Alfano: «Favorire la spesa nel tuo territorio (per un politico, ndr) non è mai stato considerato un crimine contro l'umanità», commenta il titolare del Viminale, definendo «colorito» il linguaggio del governatore. Che vede il potente sottosegretario Luca Lotti volare a Salerno, oggi pomeriggio, per presenziare insieme al figlio di De Luca, Piero, a un incontro del comitato BastaunSì, giusto per far capire chi sono gli amici e chi i nemici. Persino Franceschini esce allo scoperto e a RepubblicaTv fa più problemi a definirsi renziano che a difendere il presidente campano che certo «ha uno stile molto colorito», concede il ministro della Cultura, «ma un conto - aggiunge - è l'opportunità di un certo modo di fare, un'altra sono indagini», per poi attaccare il M5S «garantista solo con se stesso».

Lui, De Luca, gioca la partita alla sua maniera. Prima scherza sul pescatore che gli ha regalato un merluzzo autodenunciando il «voto di scambio», poi affida al sarcasmo la replica alla Bindi: «Apprendiamo della richiesta avanzata dalla Commissione Antimafia», sibila, «ci rende curiosi conoscere l'iter previsto sul reato di battuta e come evolverà la crociata del calamaro». Infine il governatore gioca d'anticipo su quella norma con cui la commissione Bilancio della Camera ha restituito a De Luca i poteri di commissario della sanità in Campania, con la mediazione di un «controllo» ogni sei mesi. Per molti, l'ennesima prova dell'asse tra politico campano ed esecutivo.

Per De Luca, invece, è solo «un'iniziativa volta a rimuovere una situazione assurda per la quale fino a un anno fa erano commissari per la Sanità i presidenti che avevano determinato il debito, mentre non possono esserlo coloro che la stanno risanando».

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