Economia

Boccia, un tipografo del Sud alla guida di Confindustria

Salernitano, 52 anni, con la Artigrafiche, fondata dal padre Orazio, stampa le etichette Ferrarelle e i cataloghi Ikea. È un leader della piccola impresa

Boccia, un tipografo del Sud alla guida di Confindustria

I prodotti del nuovo presidente della Confindustria, Vincenzo Boccia, entrano nelle case di tutti gli italiani e, se ci guardiamo attorno, potremmo scorgerne qualcuno anche in questo momento. La sua industria grafica, che ha sede a Salerno, stampa le etichette per l'acqua minerale Ferrarelle, per molti marchi di pomodori pelati e di conserve. Le sue rotative, che ansimano giorno e notte, sfornano milioni di volantini per la grande distribuzione (uno dei clienti più illustri è Carrefour): quelli che troviamo nella cassetta della lettere e che avvertono degli sconti applicati alle scatolette di tonno o di piselli. Boccia stampa anche numeri colossali di cataloghi Ikea.

Il sogno di suo papà, Orazio, il fondatore, era quello di stampare i quotidiani: oggi, dopo aver concluso un rapporto decennale con Repubblica, dalle macchine dello stabilimento escono i giornali locali ma anche riviste di fotografia, design, architettura per clienti soprattutto del Nord Europa.

La Artigrafiche Boccia, che si autodefinisce «la boutique europea dell'industria grafica» è in effetti una piccola multinazionale, con uffici a Parigi, Norimberga, Aarhaus (in Danimarca), Beirut; il fatturato è medio-piccolo, 40 milioni, ma la distribuzione della clientela rispecchia una grande capacità commerciale, abbinata a indubbie qualità di produzione. È in questo clima, teso alla ricerca del meglio, che è cresciuto Vincenzo Boccia, 52 anni (due meno dell'azienda), una laurea in Economia e commercio a Salerno. Oggi guida l'impresa, come amministratore delegato, insieme con il fratello Maurizio, che ne è il robusto braccio tecnico; ma qui ci è entrato da bambino, in pantaloni corti, a respirare quell'odore di carta e d'inchiostro del quale il padre, figura leggendaria, è sempre andato fiero. «Non ho imposto niente a nessuno, ciascuno deve fare le proprie scelte. Se Vincenzo è venuto a lavorare qui è perchè me l'ha chiesto lui», ripete il vecchio Orazio, 85 anni, ancora dinamico e protagonista.

Ieri mattina era in azienda, come sempre, e ha risposto a centinaia di telefonate di congratulazioni. Il suo commento, costantemente ripetuto a tutti: «È un fatto storico, per Salerno e per tutto il Sud». Orazio ha una storia tutta da raccontare, che anche oggi senza offesa sembra offuscare la meticolosa ascesa del figlio fino al vertice di Confindustria: orfano, Orazio finì in un istituto che veniva chiamato con un nome emblematico: «Il serraglio». Qui c'erano due classi d'istruzione: la musica e la tipografia. Quel bimbo svelto, già in confidenza con gli americani sbarcati a Salerno, ambizioso e capace, scelse la tipografia. Imparò il mestiere, aprì una bottega, s'ingrandì, capì che il successo si otteneva investendo, s'indebitò, comprò macchine sempre nuove, entrò nel giro dei grandi clienti internazionali. Una vita hollywoodiana, della quale la nomina di Vincenzo a presidente degli industriali italiani oggi è quasi un coronamento.

Vincenzo è un uomo di modi affabili ed eleganti, un signore alto, garbato, sorridente, comunicativo. Pochi capelli molto corti, occhi chiari e occhiali trasparenti per lasciar libero lo sguardo, un aplomb da paziente interlocutore. Ama le letture colte, pare che il suo preferito sia Balzac (e come non condividere?) insieme con saggi di economia e storia, e che gli ascolti preferiti siano Ciaikowski e Beethoven. Un'altra sua passione è Totò, e quando intrattiene qualcuno in confidenza diventa molto spiritoso e racconta volentieri barzellette. La capacità principale che gli viene riconosciuta è quella di saper mettere in sintonia le persone, di amalgamare i gruppi e di dare un tocco di affettuosità a ogni tavolata. Vedremo se sarà così anche con i sindacati. Certo, va detto, i 160 dipendenti della Artigrafiche Boccia hanno sempre avuto un rapporto collaborativo con l'azienda; forse il fatto che il vecchio Orazio venisse dal nulla e poi avesse sposato gli ideali della sinistra, non è stato del tutto ininfluente.

Nella vita privata Boccia è molto schivo. Vive a pochi chilometri dal centro di Salerno, a Pontecagnano, non lontano dall'azienda. Non ha la barca. O meglio, un salernitano non potrebbe non averla: ma l'uso che ne fa è quello di portare i clienti di tutto il mondo a osservare dal largo le bellezze del golfo. In Confindustria ha scalato, una per una, tutte le tappe, fin dagli anni Novanta, quando approdò al gruppo «Giovani» di Salerno. Poi, il livello regionale in Piccola industria, per diventare, nel 2009, presidente nazionale di questa e, come tale, vicepresidente dell'organizzazione. Presidente era Emma Marcegaglia: fu allora che si incontrarono, si apprezzarono, e fu lì che nacquero le radici per la nomina di oggi, che ha avuto la ex presidente mantovana come suo grande sponsor. Egli si è occupato di credito e di rapporti internazionali, ed è sempre stato un uomo di organizzazione, dedito con impegno e con visione al futuro comune dell'impresa-Italia. Il suo baricentro, da anni, si è spostato a Roma e a casa torna quando può.

Al punto che una sera gli ringhiarono contro i suoi stessi cani: non lo avevano riconosciuto.

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