Serve più immigrazione per pagare le pensioni, pena il rischio di un crac del sistema. Intervenendo ieri al Festival del lavoro, a Milano, il presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha spiegato che un azzeramento dei flussi migratori sarebbe un problema «serissimo» per tutto il sistema pensionistico italiano.
«Avere più immigrati regolari - ha detto Boeri - ci permetterebbe fin da subito di avere dei significativi flussi contributivi di ingresso nel nostro mercato del lavoro». Mentre «gli scenari più preoccupanti per quanto riguarda la nostra spesa pensionistica futura», ha proseguito il numero uno del nostro istituto previdenziale, «sono quelli che prevedono una forte riduzione dei flussi migratori. Questa riduzione - ha aggiunto Boeri - è in atto, e i flussi cominciano a non essere più sufficiente per compensare il calo della popolazione autoctona».
Insomma, secondo il presidente Inps le proiezioni demografiche «ci dicono che nel giro di pochi anni, se i flussi dovessero ridursi ulteriormente o addirittura azzerarsi, perderemmo città intere di popolazione italiana», che costituirebbe un problema «molto serio per il nostro sistema pensionistico, che è in grado di adeguarsi all'allungamento della vita media ma non al fatto che diminuiscono le coorti di contribuenti». Insomma, per Boeri «volenti o nolenti, l'immigrazione è qualcosa che può darci il modo per gestire questa difficile transizione demografica. Se gli italiani ricominciano fare figli, cosa che tutti auspichiamo, ci vorranno vent'anni prima che i nuovi nati inizino a pagare i contributi».
Una posizione «folle» secondo il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli. Ed è critico con Boeri anche il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini.
Che attacca il presidente Inps su Twitter per le sue dichiarazioni: «Secondo Boeri - spiega il leader del Carroccio - la riduzione dei flussi migratori sarebbe preoccupante, perché sono gli immigrati a pagare le pensioni degli italiani. E la legge Fornero non si tocca. Ma basta».
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