La Boldrini cede: il suo pupillo non è stato eletto

RomaPer Laura Boldrini è una pesante sconfitta nella corsa al Quirinale, un posto al quale aspira e si è - più o meno velatamente - candidata. Il nuovo segretario generale della Camera non sarà il «pupillo» Fabrizio Castaldi, suo consigliere personale e capo segreteria, ma Lucia Pagano, prima donna ad assurgere alla massima carica burocratica di Montecitorio (in tandem con la collega del Senato Elisabetta Serafin). Un'elezione, ratificata ieri dall'Ufficio di Presidenza della Camera, non priva di polemiche e che nasconde alcuni retroscena.

In primo luogo, occorre ricordare che la cinquantaduenne Pagano - da ventiquattro anni a Montecitorio - era consigliere capo servizio dal 2007, una crescita professionale all'ombra del potentissimo predecessore Ugo Zampetti, andato in pensione lo scorso 31 dicembre. Proprio il tandem Boldrini-Zampetti, infatti, intendeva promuovere Castaldi, ma l'opposizione di Forza Italia e di altri partiti esterni alla maggioranza fece saltare il blitz. Nelle settimane precedenti la pausa natalizia l'Ufficio di Presidenza aveva effettuato alcune audizioni per individuare un degno successore di Zampetti. In questo modo, era stata di fatto «commissariata» l'onnipresente Boldrini e, secondo quanto si apprende dai rumor del Transatlantico, un accordo bipartisan sarebbe stato addirittura raggiunto.

Il candidato che aveva ottenuto un via libera pressoché unanime era Giacomo Lasorella, capo del servizio assemblea. Ma ieri mattina Boldrini, in combutta con l'ancor potentissimo Zampetti, è riuscita a esercitare quanto meno un potere di veto impedendo la designazione (che pareva scontata) e proponendo alla segreteria generale Pagano. Quest'ultima, come detto, non è affatto una parvenu dell'alta burocrazia: è figlia d'arte (il padre Rodolfo era consigliere alla Camera), è moglie di Mauro Fioroni, capo del servizio informatico del Senato, e - tramite il marito - cugina dell'onorevole Beppe Fioroni. La mossa, secondo quanto riferito dal sito Dagospia , sarebbe stata un capolavoro di AreaDem del Pd, architettata dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini (altro aspirante al soglio quirinalizio) e attuata dai componenti dell'Ufficio di Presidenza, Marina Sereni ed Ettore Rosato.

La manovra, però, non è stata gradita a una parte ristretta del «collegio elettivo». I deputati grillini (Di Maio, Fraccaro e Mannino) e l'FdI Cirielli hanno votato contro, mentre i vicepresidenti Roberto Giachetti (Pd) e Stefano Dambruoso (Sc) non hanno partecipato al voto. «Era necessario un segnale di discontinuità», osserva Giachetti, insoddisfatto nel metodo e nel merito. «C'è stato un eccessivo intervento dei partiti che ha determinato una scelta al ribasso», ha aggiunto Dambruoso. «Hanno protetto la casta dei burocrati», ha tuonato Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e componente del direttorio grillino. Rampelli (Fdi) ha lamentato «un'ingerenza esterna, un'estensione del Patto del Nazareno».

I capigruppo di Pd e Fi, Speranza e Brunetta, hanno invece formulato a Pagano i

rituali auguri di buon lavoro. Lei sarà sicuramente la più felice di tutti: l'incarico di segretario generale vanta un'ottima retribuzione. Zampetti, secondo gli M5S, guadagnava circa 500mila euro l'anno, se non 600mila.

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