Politica

La Boldrini fa la campagna a spese dei contribuenti

Un convegno con 1.200 invitate e rimborsi spese da 50 euro a testa. E ieri ha incontrato (con distacco) Fassino

La Boldrini fa la campagna a spese dei contribuenti

«Il 25 novembre aprirò l'Aula di Montecitorio alle #donne». L'annuncio, con tanto di hashtag #donne, è stato twittato da Laura Bodrini a inizio ottobre. Da mesi, la presidente della Camera sta alacremente lavorando per organizzare l'appuntamento - in occasione della Giornata mondiale contro la violenza - e col passare del tempo l'affare si è ingrossato: se ad ottobre, intervenendo ad «Un giorno da pecora», Boldrini aveva annunciato 600 partecipanti, ora si parla del doppio: 1200 invitate. Tanto che, visto che l'aula di Montecitorio non basta a contenerle, si attrezzeranno una serie di sale con maxi-schermi perché tutte le partecipanti possano seguire in diretta l'evento.

Con una spesa non indifferente per la Camera dei deputati, visto che alle associazioni coinvolte (dalla rete dei Centri antiviolenza al Telefono rosa alle organizzazioni femminili dei sindacati a molte altre sigle), cui è stato chiesto di fornire ciascuna un elenco di partecipanti, è stato promesso il rimborso delle spese sostenute per portarle a Roma. La cifra ipotizzata al tavolo organizzativo è di 50 euro a testa, ma c'è chi fa notare che spostarsi dalla Sicilia o da Bolzano costerà assai di più. In ogni caso, agli enti coinvolti è stato chiesto di presentare il conto finale al Banco di Napoli della Camera.

Col crescere dei numeri sono cresciuti però anche i malumori. Anche perché nel frattempo la presidente della Camera si è buttata nell'arena politica e - al pari del suo alter ego (come direbbe Gigino Di Maio) del Senato, Pietro Grasso, che infatti descrivono infuriato per l'inaspettata concorrenza - ha lanciato la propria candidatura alla leadership della impalpabile sinistra italica. Insomma, in molte delle associazioni e personalità chiamate a raccolta dalla Boldrini si è insinuato un dubbio, che per alcuni è una certezza: «L'evento del 25 novembre serve chiaramente alla Boldrini per inaugurare la sua campagna elettorale», dicono senza giri di parole.

Ma non è l'unico elemento che alimenta il malumore attorno all'appuntamento. Al tavolo organizzativo si sono levate molte obiezioni anche sull'impianto e la scaletta dell'evento: a decidere chi parlerà è stata la stessa Boldrini: la mamma di una ragazza suicida per un video dato in pasto al web, la mamma di una ragazza sfregiata dal fidanzato, e poi lei medesima. «Ha scelto storie tragiche, senza dubbio casi tragici e da denunciare. Ma messa così sembra una sorta di fiera del vittimismo. Invece molte di noi avevano chiesto che venisse data voce anche a donne che ce l'hanno fatta, a storie di riscatto e di successo». Ma niente da fare: la regia è rimasta in mano alla Boldrini che - lamenta chi ha seguito le trattative- «ha costruito tutto l'evento attorno a sé medesima». Con un taglio che non piace neppure a molte figure storiche del femminismo italiano. «Non amo nessun genere di kermesse sulla violenza contro le donne, che certo va denunciata pubblicamente ma non fatta oggetto di esibizione - dice Marina Terragni - Avrei gradito di più se la Boldrini avesse celebrato la giornata del 25 novembre passandola in uno dei Centri antiviolenza dove si affronta concretamente il problema, anzichè organizzando un evento da riflettori».

Intanto, nella sua veste di aspirante leader politica, ieri Laura Boldrini ha incontrato Piero Fassino, cui il segretario del Pd Renzi ha affidato l'ingrato compito di consultare capi e capetti delle formazioni a sinistra dei Dem per capire chi sia disponibile ad un'alleanza. E il suo ufficio stampa fa sapere che la presidente ha «posto con forza alcuni temi»: lavoro, immigrazione, diritti. Manca solo la pace nel mondo.

Riceviamo e pubblichiamo:

LA PRECISAZIONE

Il 25 a Montecitorio non pagano i cittadini


In merito all'articolo di Laura Cesaretti pubblicato giovedì scorso sul Giornale, è doveroso precisare che la manifestazione del 25 novembre a Montecitorio in difesa delle donne è tutt'altro che «campagna elettorale a spese dei contribuenti». Innanzitutto perché la Camera non pagherà un euro di rimborso spese: lo farà il Banco di Napoli, che da varie legislature dà un contributo per eventi alla Camera in base a una convenzione. Per di più non è vero che il rimborso andrà a tutte le 1200 invitate, ma solo ad un numero ben più ristretto di donne, che altrimenti avrebbero difficoltà nel venire a Roma. Ma, oltre a non essere «a spese dei contribuenti», non sarà nemmeno «campagna elettorale». Basta scorrere gli interventi in programma per accorgersene: insieme a madri di ragazze uccise e a donne sopravvissute parleranno responsabili delle reti anti violenza, studiose, magistrate, dirigenti di polizia; e concluderà la Sottosegretaria Maria Elena Boschi, delegata del Governo per le Pari Opportunità. Laura Cesaretti non se n'è accorta, ma è da un'intera legislatura che i banchi di Montecitorio vengono occupati talvolta da figure diverse dai deputati per mostrare in concreto che l'istituzione si apre. L'ultima volta appena lunedì scorso: 630 sindaci, di ogni orientamento politico, convocati dalla Presidente Boldrini e dall'Anci a confrontarsi sulle «città del futuro». Era già successo altre due volte con loro, tre volte il 2 giugno coi giovani del Servizio Civile, e coi partigiani e le partigiane per il Settantesimo della Liberazione. Il 25 novembre accadrà ancora, a testimonianza ulteriore di un impegno contro la violenza di genere che ha segnato tutta la legislatura.

Roberto Natale
Portavoce Presidente della Camera

Prendo atto delle precisazioni del portavoce della Presidente per quanto riguarda i rimborsi e la loro destinazione (il Banco di Napoli era peraltro citato nell'articolo come destinatario delle richieste di rimborso). Per quanto riguarda invece la lettura politica dell'evento, non si tratta di nostra «speculazione» ma di quanto ho registrato nei commenti di diversi interlocutori, coinvolti a vario titolo nella sua organizzazione.

Sono stati loro parlarmi di «campagna elettorale», come si poteva del resto agevolmente evincere dalle virgolette del testo.

Laura Cesaretti

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