Boldrini fa la guerra con le sparate

La presidente della Camera vuole che il governo lasci mano libera alle Ong per portare tutti i migranti in salvo in Italia

Boldrini fa la guerra con le sparate

La presidenta in tailleur e casa quirinalesca sul mare di Castelporziano è tornata a colpire con le sue frecce intinte nel veleno buonista e chic. Non che negli ultimi tempi si sia parlato poco di lei, anzi, le sue roboanti uscite in Parlamento, dove ha dimostrato che la sua carica può e deve essere di parte, trovano spesso spazio sui media. Che possiamo farci, Laura Boldrini è una vera pasionaria, una di quelle che non te le manda a dire. Tanto, chi potrebbe prendersela con lei? É una signora cortese, elegante e illuminata, che sa quel che dice (la sua superiorità morale è certificata) e nessuno può permettersi di adombrare alcunché. Peccato che ogni tanto, come i bambini incontenibili e incontinenti, la faccia fuori dal vasino. Vada quando «siora» Laura se la prende con gli esponenti dell'opposizione, a cui toglie la parola spesso e volentieri, ma ora, tronfia del suo essere «uber alles», ha addirittura preso di mira il governo (guarda caso sostenuto da quella maggioranza alla quale deve il suo sacro scranno). Abituata a non tacere, anche quando il suo pensiero non è richiesto, ha fatto del tema immigrazione, prima, e del sostegno incondizionato alle Ong «pesca migranti», poi, la sua battaglia per la vita. Non possiamo che toglierci il cappello di fronte a siffatta passione: certi ideali, anche se affossano l'Italia e gli italiani, volano così alti che noi piccini senza ali non siamo in grado di sfiorarli, figurarsi di comprenderli. Così, la presidenta ha preso carta e penna cercando di illustrarli, al popolo ignorante e impregnato di sottocultura, con una lettera a Repubblica. «Non si spara alla Croce Rossa, non si colpiscono i soccorritori» ha spiegato al Boldrini, parlando di «conflitti della storia recente», come se qualche nave della Marina Militare avesse avuto l'ordine di affondare le imbarcazioni delle Ong. Forse ci siamo persi qualcosa, può darsi che Quirinale e Palazzo Chigi abbiano proclamato lo stato di guerra a nostra insaputa. Ma la presidenta la sa lunga e di fronte alla «indiscriminata campagna di denigrazione» ha delle notizie esclusive: ci sono vittime di una «inversione morale». Bisogna «rimettere le cose e i valori a posto» ha sostenuto. Naturalmente la Boldrini parla dei suoi valori, quelli degli altri non contano visto che razzolano nel fango. Che intendeva dire? Semplicemente che l'iniziativa del ministro dell'Interno Minniti (agenti di polizia a bordo delle navi delle Ong), appoggiata anche dal Quirinale, è una schifezza. «Meritano rispetto le ragioni delle Ong - ha sostenuto l'onorevole presidenta, - anche di quelle preoccupate per la presenza di armi a bordo». Ohibò, nel Mediterraneo è impossibile fare brutti incontri, sappiamo tutti che gli scafisti sono timorati di Dio. E sono pure gentili: salutano calorosamente le Ong quando trasbordano il carico umano.

Insomma, la terza carica dello Stato, cioè un'istituzione, fa la guerra alle altre istituzioni e afferma senza mezzi termini che la soluzione è una sola: lasciare mano libera alle Ong e portare tutti i migranti in salvo in Italia. Una soluzione finale, cioè lo sterminio della nostra cultura, delle nostre tradizioni, dei nostri costumi, del nostro diritto.

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