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Dalla Boldrini a Luxuria, in campo il fronte anti Vaticano

La sinistra sulle barricate contro la Santa Sede dopo le critiche al ddl Zan: "Inaccettabile intromissione della Chiesa, ora acceleriamo ancora di più e aboliamo il Concordato"

Dalla Boldrini a Luxuria, in campo il fronte anti Vaticano

Non potevano ovviamente mancare infiniti comunicati stampa da parte di esponenti della sinistra, fortemente indignati per la presa di posizione del Vaticano sul ddl Zan. Al governo italiano è stato chiesto di accogliere le preoccupazioni avanzate soprattutto perché si ritiene che siano minacciate la libertà di organizzazione e di pensiero della comunità dei cattolici. A guidare il fronte rosso contro la mossa della Santa Sede è Laura Boldrini, secondo cui l'approvazione del ddl Zan resta assolutamente prioritario: "È una legge di civiltà. Punisce i crimini d'odio per omolesbobitransfobia, misoginia, abilismo e promuove il rispetto. Non c'è rischio per la libertà di pensiero poiché esclude la propaganda di idee". La deputata del Partito democratico si è detta sì disponibile ad ascoltare il Vaticano, ma ha tenuto a ribadire che la decisione finale spetterà al Parlamento: "Ascoltiamo anche il Vaticano, ma il Parlamento è sovrano".

Il Pd non molla

In mattinata Enrico Letta ha provato a blindare di nuovo il testo del ddl Zan: "Noi siamo sempre stati favorevoli a norme molto forti contro l'omotransfobia. Rimaniamo favorevoli a queste norme e al ddl Zan". Ma alla posizione del Vaticano è seguita una sostanziale sottolineatura non indifferente: il segretario del Pd ha aperto a possibili modifiche. "Siamo pronti a guardare i nodi giuridici pur mantenendo un favore sull'impianto perché la norma è di civiltà per il nostro Paese. Il nostro è sempre stato un atteggiamento di apertura", ha dichiarato.

Fonti del Partito democratico però tengono comunque a far passare un messaggio piuttosto chiaro: "Il Pd sostiene convintamente il ddl Zan. Naturalmente vogliamo leggere con attenzione le carte sui nodi giuridici, che al momento sono solo in un articolo di giornale". Non molla neanche il senatore dem Andrea Marcucci, che non vuole perdere ulteriore tempo e chiede arrivare rapidamente a una decisione finale: "È sempre tempo di libera Chiesa in libero Stato, non di guerre di religione. Il ddl Zan vada al più presto in Aula, il Parlamento decida autonomamente".

Il fronte rosso anti-Vaticano

Non solo dal Pd. Le dure risposte al Vaticano arrivano in generale dall'area di centrosinistra. Ad esempio per Chiara Appendino, sindaco di Torino, questa è addirittura l'occasione per imprimere una forte accelerata: "Una posizione senza precedenti, il Parlamento è stato votato dal popolo, legittimato giustamente a legiferare e il mio auspicio è che, alla luce di quello che è accaduto con questa lettera, si vada avanti ancora di più rapidamente con tutte le forze politiche che hanno deciso di sostenerlo".

Polemiche le parole di Vladimir Luxuria, secondo cui la Santa Sede - intervenendo come legislatore e suggerendo quali sono i punti da modificare - ha compiuto un "enorme passo indietro". Ritiene che sia "una grande bufala" pensare che una scuola privata cattolica debba sentirsi obbligata a parlare di omofobia il 17 maggio, che potrebbe diventare la Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la tran­sfobia. Dunque Luxuria invita a proseguire la battaglia per arrivare all'ok definitivo al ddl Zan: "Questo è un banco di prova sul rispetto di un principio costituzionale. Abbiamo fatto grandi battaglie come quella sull'aborto e sul divorzio. Teniamo duro anche su questa".

"Uno Stato laico non può subire simili ingerenze e intromissioni", lamenta a gran voce Riccardo Magi. Il deputato di +Europa si è espresso duramente su Facebook dopo la tesi del Vaticano per cui il ddl Zan violerebbe - in alcuni contenuti - l'accordo di revisione del Concordato: "Una cosa mai successa prima, un fatto di una gravità inaudita nel rapporto mai davvero limpido tra l'Italia e il Vaticano. 'Ama il prossimo tuo', ma solo se rispetta le loro norme. Noi lo diciamo da decenni e ora lo ribadiamo: aboliamo il Concordato!".

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