Cherchez la femme . È un toto-Quirinale tutto in rosa quello che inizia a circolare nei corridoi dei palazzi romani. Una ricerca di una «madre della patria», una figura di alto profilo che possa indossare l'abito dell'arbitro, senza eccessi di parte e senza aver masticato troppo pane e ideologia nella propria carriera politica.
L'intenzione di fondo di Matteo Renzi è sempre la stessa: lavorare su un paradigma di immagine e imporre una clausola di genere simile a quella che aveva provato a imporre alla Farnesina, prima dello stop dettato dal Quirinale. Di fronte a risultati governativi non entusiasmanti, con il ticchettio delle scadenze temporali pronte a trasformarsi in un boomerang, la volontà è quella di continuare a scommettere sul cambio di sesso più che sul cambio di passo.
L'occasione è ghiotta. Dopo aver imposto ministre giovani e dall'aspetto gradevole, dopo aver piazzato alle Europee capoliste donna con una fortissima consuetudine televisiva, dopo la battaglia per portare Federica Mogherini sulla poltrona - altisonante, ma dallo scarso interesse strategico - di Alto rappresentante per la politica estera, ora nel mirino c'è la volontà di appuntarsi al petto un'altra medaglia, piazzando al Colle la prima donna della storia. D'altra parte fu proprio una delle storiche outsider nella competizione per il Colle, Emma Bonino, a sintetizzare in una battuta la resistenza del sistema Italia: «Per una donna è più facile diventare Cardinale che salire al Quirinale». Ora la musica è cambiata. E nella rosa delle candidature sono gli uomini a partire con uno svantaggio competitivo.
In pole position sembra esserci Roberta Pinotti, la «Generalessa», l'unica ministra con più di 50 anni. La titolare della Difesa rischierebbe di fare i conti con i franchi tiratori della sinistra Pd. Ma certo al premier potrebbe non dispiacere costruire il perfetto incastro, piazzando una figura a lui vicina come controparte istituzionale, incarnando al meglio quell'esigenza messa nera su bianco in un tweet da Ferruccio De Bortoli: «Alla ricerca di un presidente che non faccia troppa ombra al premier».
Il secondo nome è quello di Anna Finocchiaro. Nella sua qualità di eterna candidata, lei stessa si fece sfuggire una frase stizzita: «Un uomo con il mio curriculum sarebbe già stato nominato presidente della Repubblica da tempo». Renzi, però, con una frase gelida e tagliente estirpò le sue velleità. «Mi spiace, non può diventare presidente chi ha usato la sua scorta come carrello umano per fare la spesa da Ikea». Il lavoro svolto in occasione della riforma del Senato, però, potrebbe far risalire le sue quotazioni. Altro nome al femminile è quello di Linda Lanzillotta, ora vicepresidente del Senato. E poi Emma Bonino, un'altra candidata «naturale», ma certo lontana dalle grazie del premier. Infine c'è chi sussurra il nome di Marta Cartabia, giudice della Consulta.
Ci sarebbe anche Laura Boldrini intervenuta per assicurare che «da tempo il Paese è pronto per avere un presidente donna». Tutti, però, concordano sul fatto che la numero uno di Montecitorio sia, tra quelle ai blocchi di partenza, la figura in assoluto meno digeribile dalle forze politiche nella grande corsa verso il Colle.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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