A Bologna prova generale del Partito della Nazione

Merola fa salta l'unico assessore del Sel. E il Pd guarda ai verdiniani

A Bologna prova generale del Partito della Nazione

Roma - Alla fine, quando fra qualche lustro uno storico si proporrà di scrivere un saggio sulla nascita del Partito della Nazione dovrà segnare un luogo e una data precisa: Bologna, 5 ottobre 2015. Si tratta del giorno in cui il sindaco del capoluogo felsineo ha dato il benservito al suo assessore alla Cultura. Il primo, Virginio Merola, renziano di ferro, ha «licenziato» Alberto Ronchi (Sel), reo di proteggere coloro che da anni animano il centro sociale Atlantide. Appoggiato, in questo caso, anche dai consiglieri comunali di Forza Italia, Merola ha difeso l'idea dello sgombero e quindi ha sfruttato l'occasione per togliersi di dosso un altro po' di connotazione sinistrorsa che ancora aleggia sopra il Partito democratico. Bologna, tra l'altro, da sempre roccaforte dei duri e puri del Pd (di bersaniana memoria), ha da tempo ammainato la bandiera del movimentismo. Qui i vari Civati, Cuperlo e Fassina non sono più di moda. Qui regna il conformismo renziano. Tanto che la campagna elettorale per le Amministrative (primavera del prossimo anno) è già iniziata. E non a destra, ma a sinistra. Nicola Fratoianni (coordinatore nazionale di Sel) si è fatto vedere sotto le Due Torri non più tardi della settimana scorsa.

Lo scopo? Dare corpo a un laboratorio politico antagonista del Pd meroliano (pardon renziano). E la parola «antagonista» qui è usata a proposito. Tra i leader della coalizione che si vuole alternativa (e lontana) dal Pd figurano Gianmarco De Pieri del Tpo (teatro polivalente occupato) e l'ex leader dei Disobbedienti Luca Casarini. Dall'altra parte, per rimediare a un possibile drenaggio di voti di sinistra, Merola (pardon Renzi) sta già pensando a sperimentare al prossimo turno elettorale il nuovo modello del Partito della Nazione. Non ci sarebbe solo Denis Verdini, in questa futuribile compagine, ma anche personaggi di ben più lungo corso politico come Pier Ferdinando Casini, dimostratosi disponibile - come assicurano i bene informati di cose bolognesi - a una fattiva collaborazione politica con Merola (pardon Renzi). In questa chiave, d'altronde, viene letto l'annuncio, dato due settimane fa, della nascita di una lista civica guidata da tre dei sei consiglieri comunali di Forza Italia. Il capogruppo Michele Facci, Lorenzo Tomassini e Daniele Carella non hanno digerito la scelta di lasciare alla Lega il futuro candidato del centrodestra.

Brucia ancora, tra i forzisti, l'esperienza del 2011 quando Merola (allora «eroe» di un Pd di centrosinistra) vinse al primo turno contro un candidato leghista. E il sindaco, con le ultime mosse, si dimostra pronto a sostituire Sel e l'ala movimentista del Pd con i transfughi di Forza Italia e con i verdiniani in ascesa.

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