Bolzano cancella la vittoria e sceglie la pace Ed è polemica

Luca Fazzo

Una vittoria, l'unica dell'Italia unita. Ma adesso a Bolzano quella vittoria vogliono cancellarla. Come se la conclusione della Grande Guerra, la conquista delle terre irredente, l'epopea di Vittorio Veneto, fossero qualcosa di cui vergognarsi. Tutto, ovviamente, in nome della Pace. E infatti il nuovo sindaco Renzo Caramaschi ha lanciato la sua proposta: cambiare nome al monumento che celebra il 4 novembre 1918. Oggi si chiama Monumento della Vittoria. Per il sindaco, deve chiamarsi Monumento della Pace.

È un'idea non nuova, quella di intervenire sulla toponomastica a fini di correttezza politica. Era già toccato alla piazza omonima, che da Piazza della Vittoria era stata ribattezzata Piazza della Pace. Lì, di mezzo non c'era però l'ideologia pacifista, ma l'eterna querelle tra le due comunità che convivono in Alto Adige, quella di lingua tedesca e quella italiana. Per una parte della prima, la sconfitta di quasi un secolo fa è evidentemente una ferita ancora non rimarginata, la conclusione sfortunata di una guerra di conquista, l'asservimento all'Italia. Così Piazza della Vittoria-Siegesplatz, era diventata Piazza della Pace-Friedenplatz. Ma nel 2002 un referendum lanciato da Alleanza Nazionale aveva ribaltato nuovamente le targhe stradali: con una maggioranza schiacciante, quasi il 62% dei voti, i bolzanini avevano scelto. La grande area a ridosso della Bolzano antica era tornata a chiamarsi Piazza della Vittoria. E la comunità germanofona era tornata a etichettarla col vecchio soprannome, Niederlageplatz, la Piazza della Sconfitta.

Ora, a 14 anni dal referendum, il tema torna d'attualità. Di mezzo non c'è più la contrapposizione tra lingue e etnìe, ma qualcosa di più o di meno: l'equidistanza tra torti e ragioni, tra diritti dei popoli e politiche imperiali. A leggere le dichiarazioni di Caramaschi, non si capisce del tutto quale siano le intenzioni del primo cittadino, eletto due mesi fa da una coalizione tra Pd e Sudtiroler Volkspartei: se limitarsi a cambiare nome al gigantesco monumento, opera dell'architetto di regime del fascismo Marcello Piacentini, che sorge al centro dell'area; o se spingersi ancora più in là, e cambiare per l'ennesima volta anche il nome all'intera piazza. Caramaschi ammette che «non è il momento», che l'idea non fa parte del programma di legislatura, e che se portasse in consiglio comunale la proposta gli converrebbe farlo indossando l'elmetto. Ma intanto lancia l'idea. E sul giornale locale, l'Alto Adige, scatta inevitabile il referendum. Favorevoli o contrari? Il verdetto, per ora, dovrebbe convincere Caramaschi a occuparsi d'altro: a dire che «sì, i tempi sono maturi ed è un segnale di riconciliazione» è appena il 20% dei votanti, mentre per il 78 piazza e monumento sono «una testimonianza del passato che non va toccata». I bolzanini, insomma, alla Vittoria sembrano tenerci più del loro sindaco.

Anche perché dietro le nobili espressioni di questi molti vedono la lunga mano dell'ala dura della Svp. Quella per cui andrebbero cambiati anche altri nomi, come quello di via Vittorio Veneto, «che celebra l'unica vittoria italiana su 13 battaglie avvenute sull'Isonzo».

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