Bomba a orologeria sui titoli di Stato

Blackrock il più grande fondo al mondo: «Per il governo si mette male, alla larga dai Btp»

Bomba a orologeria sui titoli di Stato

Alla larga dai Btp. E da tutto ciò che è espressione del debito italiano. Blackrock ci volta le spalle. Al più grande gestore di patrimoni al mondo, con 6mila miliardi di dollari di masse amministrate, è risultato indigesto come un tramezzino avariato l'esito delle recenti elezioni. «Il peggior possibile», dice senza mezzi termini Scott Thiel, il vice responsabile degli investimenti. Il timore è ora legato a una possibile liaison tra Cinque Stelle e Lega, vista come un'accoppiata populista con spinte euro-centripete, capace di mettere ancor più a rischio i già dissestati conti pubblici tricolori a causa del promesso reddito di cittadinanza e della rottamazione della legge Fornero. Di qui la minaccia di assumere nei confronti del Belpaese una posizione «underweight», cioè di limitarne il peso nel portafoglio.

Blackrock sta insomma dicendo una cosa molto semplice: ovvero, di essere pronta a evitare i bond italiani. Il riferimento sembra però legato a una probabile diserzione rispetto alle prossime aste del Tesoro, visto che gli uomini della «Roccia nera» hanno già per tempo provveduto ad alleggerirsi dei nostri Btp. Dai movimenti rilevati da un fondo flagship, il parametro per misurare le manovre di chi investe in obbligazioni europee, risulta infatti che il peso dell'Italia era già stato ridotto del 9% prima dell'appuntamento con le urne. Un atteggiamento di massima cautela peraltro mantenuto anche nei confronti della Germania, colpita da un prolungato stallo governativo sbloccato solo dopo il «sì» referendario alla Grosse Koalition degli iscritti alla Spd.

Se a Berlino i tasselli sono poi andati a posto, l'attuale impasse politico italiano e gli scenari che sembrano delinearsi «contaminano l'attrattività del debito pubblico italiano in un momento in cui la Bce sta cercando di finire quest'anno il programma di quantitative easing», commenta Thiel. Non è solo il timore di Blackrock, del resto, ma di buona parte della comunità finanziaria internazionale. La Bce ha in pancia circa il 18% dei titoli emessi dal Tesoro, una percentuale incrementata progressivamente per effetto del piano di acquisto titoli, grazie al quale le nostre banche sono per buona parte riuscite ad affrancarsi dalla forte dipendenza dai bond tricolori. Il bazooka di Draghi ha di fatto messo in questi anni la museruola allo spread (ieri in calo a 132 punti), ma il Qe, già dimezzato nel controvalore mensile (da 60 a 30 miliardi di euro), è ormai quasi all'ultimo giro di giostra. A ottobre potrebbe essere già al capolinea, con il rischio per l'Italia di finire nel mezzo di un nuovo attacco speculativo senza avere più alcuna protezione da parte dell'Eurotower. Lo stesso annuncio di Blackrock di voler sottopesare il debito italiano è potenzialmente dirompente: proprio in ragione della forza finanziaria che esprime, il fondo è in grado di indirizzare il mercato attraverso le proprie scelte d'investimento creando un effetto domino.

Non va d'altra parte dimenticato che alcuni osservatori imputano proprio al re delle gestioni di patrimonio l'innesco della crisi del debito sovrano che portò alle dimissioni del governo Berlusconi. La febbre da differenziale tra Btp e Bund cominciò infatti a salire oltre misura nel 2011, in seguito all'annuncio della vendita di 7 miliardi di Buoni poliennali da parte della Deutsche Bank, l'istituto di cui allora Blackrock era il principale azionista con una quota del 5,1%. Non solo. In quei mesi turbolenti, a picchiare con durezza sui nostri Btp furono anche Moody's e Standard&Poor's, le due agenzie di rating Usa di cui Blackrock possedeva complessivamente un 4% circa.

Ma più che alle ricostruzioni complottistiche, conviene forse prestare orecchio agli avvisi che ci stanno arrivando. Aveva cominciato qualche giorno fa Fitch, tra dubbi espressi sul futuro del Paese dopo il voto e l'accento posto sul pericolo di un rallentamento delle riforme.

Poi, lunedì scorso, è toccato a un gruppo di economisti del Fondo monetario internazionale metterci in guardia dall'affossare l'attuale regime pensionistico. Che, anzi, andrebbe potenziato tagliando le quattordicesime, riducendo le tredicesime e mettendo mano agli assegni di reversibilità. Una cura alla greca che ha tutta l'aria di essere una minaccia di commissariamento.

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