Elezioni politiche 2022

Bonaccini sogna il dopo Letta. Ma nel Pd si scalda pure Sala

"Il partito dei sindaci" inizia a muoversi e guarda già al post elezioni. E Di Maio arruola la "Greta italiana"

Bonaccini sogna il dopo Letta. Ma nel Pd si scalda pure Sala

«Congresso» è la parola che accompagnerà la campagna elettorale del Pd e che diventerà sempre più attuale dal 26 settembre in poi. Le previsioni per le elezioni politiche sono quelle che sono: al Nazareno, dove però adesso si è aperto uno spazio maggiore per i parlamentari uscenti per via della rottura con Azione di Carlo Calenda, c'è una certa consapevolezza. Tra coloro che scalpitano per proporre un'alternativa alla segreteria di Enrico Letta (non possono neppure essere escluse le dimissioni post-voto dell'odierno «front runner»), c'è Stefano Bonaccini che è sceso in campo per questa campagna elettorale ma non attraverso le modalità che il segretario avrebbe voluto.

Fosse dipeso dall'ex presidente del Consiglio, questa «battaglia» campale avrebbe avuto per protagonisti i principali amministratori del Pd, e dunque i presidenti di Regione, i sindaci delle grandi città e così via. Personalità - aveva chiesto Letta - che devono contribuire al risultato elettorale candidandosi in prima persona. Il vertice dem ha però incassato una sfilza di no, compresi quelli del presidente della Regione Emilia-Romagna, del sindaco di Milano Beppe Sala, del sindaco di Bari Antonio Decaro, del sindaco di Firenze Dario Nardella, del sindaco di Bergamo Giorgio Gori e così via. È il famoso «partito dei sindaci» che è seduto in panchina sin dall'inizio della gestione targata Nicola Zingaretti (l'unico amministratore di peso che, avendo peraltro finito i mandati a disposizione, ha deciso di candidarsi per il Parlamento) e che adesso, con la probabile sconfitta di Letta, potrà puntare ad imitare quella che con Renzi fu la rottamazione. «La flat tax - ha twittato ieri Bonaccini - è una boiata pazzesca, avrebbe detto quel tale. Roba da Robin Hood al contrario. Per dare ai ricchi si toglie ai poveri o ai ceti medi. Perché è lampante che con minori entrate la destra taglierebbe su sanità e scuola pubblica». Il presidente dell'Emilia Romagna si è già calato nella parte, incalzando nei giorni scorsi sui «candidati paracadutati».

Poi, com'è stato fatto notare, ha dribblato una domanda televisiva sulla sua volontà di succedere a Letta, rispondendo che la campagna elettorale non ha ancora avuto inizio.

Anche Beppe Sala, che secondo i primi retroscena avrebbe dovuto costituire il regista se non il leader della nascente formazione politica di Luigi Di Maio e che invece è rimasto al coperto, è attivo: «La Flat Tax sarebbe un errore clamoroso. È economicamente insostenibile - ha scritto su Facebook il primo cittadino meneghino - per un Paese già enormemente indebitato. La progressività delle tasse è stata una conquista politica e sociale per una maggiore equità, che va difesa. Non credete a queste balle portate avanti da politici superficiali».

Chi ha una visione molto diversa da quella del «partito dei sindaci», pure in materia di alleanze, è l'ex ministro Francesco Boccia che per primo ha riaperto ai grillini: «Con il M5S siamo alleati in diverse città o regioni perché abbiamo costruito un lavoro in questi tre anni. Anche se non siamo insieme in coalizione, le elezioni politiche possono essere fatte su binari paralleli», ha detto ieri al Corriere della Sera, confermando lo spostamento del baricentro del Pd a sinistra. Una postilla riguardante la coalizione che Enrico Letta è riuscito a tenere assieme: «Impegno civico, ossia il partito di Di Maio, candiderà Federica Gasbarro, la cosiddetta Greta Thunberg italiana.

L'inquilino della Farnesina ha saluto l'ingresso della Gasbarro parlando di «anima ambientalista».

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