Politica

Bonomi chiama Draghi al "cambio di passo" e boccia Orlando

Confindustria pensa già alla "fase 2" del governo Draghi e pone un serio caveat sull'operato del ministro del Lavoro, Andrea Orlando

Bonomi chiama Draghi al "cambio di passo" e boccia Orlando

Confindustria pensa già alla «fase 2» del governo Draghi e pone un serio caveat sull'operato del ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Nell'intervista concessa a Ferragosto alla Stampa il presidente Carlo Bonomi è intervenuto in maniera molto critica nei confronti di tutti i temi riguardanti la crisi occupazionale e le riforme in cantiere. Sul problema delle delocalizzazioni ha sottolineato che «l'esperienza dimostra che il lavoro non si crea introducendo solo e sempre lacci e lacciuoli». In pratica, una bocciatura preventiva del decreto Orlando-Todde che la prossima settimana dovrebbe introdurre criteri più stringenti nei confronti delle imprese che vogliono chiudere i siti produttivi in Italia. «Dobbiamo tornare ad attrarre investimenti, ma chi vuole che venga se continuiamo a fare campagne denigratorie contro le aziende e a introdurre nuovi vincoli legislativi?», si è interrogato ironicamente. Idem per la riforma degli ammortizzatori ha allontanato l'ipotesi di un aggravio dei contributi per le grandi aziende («Se lo strumento è universale, allora lo devono pagare tutti») e per il reddito di cittadinanza come strumento delle politiche attive per il lavoro («Occorre rivedere radicalmente la legge»). Il giudizio fortemente critico di Viale dell'Astronomia finora era stato fatto trapelare solo informalmente. L'uscita pubblica, invece, evidenzia che l'associazione degli imprenditori punta fortemente a una svolta. «Dal 3 agosto è iniziato il semestre bianco - ha evidenziato - e le riforme più urgenti, dal fisco alla concorrenza, dalle politiche attive agli ammortizzatori sociali, si sono già bloccate. I partiti cominciano a sventolare le solite bandierine, ma così il Paese non riparte».

Una presa di posizione forte che invita Draghi a tagliare le estreme (soprattutto a sinistra) e ad ascoltare il «partito del Pil» che vuole un cambio di passo targato Super Mario.

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