Boom di ricambi d'auto "taroccati"

Il business dei componenti non originali crea un danno all'erario. E problemi di sicurezza e sostenibilità

Boom di ricambi d'auto "taroccati"

È allarme contraffazioni su ricambi e componenti per le automobili. A lanciarlo è l'Osservatorio Autopromotec. Oltre ai seri rischi per la sicurezza di chi viaggia e per lo stesso veicolo, i ricambi «fotocopia» di quelli originali, quindi non omologati (o falsamente certificati) e non affidabili, creano secondo le elaborazioni dell'Osservatorio, danni ingenti anche all'economia (51 milioni di euro in meno di entrate per l'Erario) e all'occupazione (almeno 1500 posti di lavoro sottratti). «Questo fenomeno - denuncia Autopromotec - origina gravi problemi anche di sostenibilità, in quanto non sono rispettate le normative sull'ambiente. Ecco perché è necessario rivolgersi sempre a rivenditori autorizzati, dai quali si hanno le necessarie garanzie sui prodotti richiesti».Tantissimi i ricambi e componenti al centro delle possibili truffe. Si va dalle candele e candelette, all'insieme dell'impianto frenante, dalla tiranterie dello sterzo alle cinghie e alle pompe acqua, dai fanali alle spazzole tergicristallo. E ancora: cuscinetti, pistoni, frizioni, tenditori, loghi, sportelli carburante, pneumatici e cerchi.Insomma, un mercato «alternativo» che può garantire al consumatore un po' di risparmio, ma che significa rischiare grosso soprattutto in fatto di qualità e sicurezza. La provenienza dei pezzi sotto accusa? Alcuni Paesi terzi, asiatici in particolare, e canali web, i cui prodotti vengono venduti «da chi - sottolinea Fabio Bertolotti, direttore di Assogomma - non fa solitamente questo lavoro». Nel mirino, infatti, ci sono anche pneumatici non conformi alle norme di riferimento e privi delle marcature previste. «Il fenomeno - aggiunge Bertolotti - è preoccupante, visto che una recente indagine fatta con la Polstrada ha accertato che su 10 mila vetture controllate, il 2-3 per cento erano dotate di gomme non omologate. Se rapportiamo il dato al parco circolante, cioè 37 milioni di veicoli, vuol dire circa un milione di macchine con pneumatici fuorilegge». Un discorso analogo si può fare per i cerchi: «Il problema riguarda anche noi - così il presidente di Assoruote, Corrado Bergagna - in particolare le contraffazioni dei cerchi in lega. Si va dai pesi diversi ai materiali utilizzati a scapito della sicurezza. Tra i rischi c'è quello che il cerchio si spacchi».Anfia, l'associazione che rappresenta la filiera italiana automotive, da tempo lavora in sinergia con la Guardia di finanza. Andrea Debernardis è il dirigente che si occupa delle contraffazioni: «Sul sito delle Fiamme gialle - afferma - c'è una sezione dedicata al tema e riguarda tutti i settori che possono essere interessati, dall'abbigliamento all'alimentare ai sistemi che riguardano l'auto. Le contraffazioni possono riguardare la marca, il prodotto e anche l'imballaggio dove, a esempio, viene messa la bandierina di un Paese rispetto a un altro. Da parte nostra, sottolineiamo la qualità dei prodotti che arrivano dai nostri associati».La lotta ai ricambi farlocchi compatta l'intera filiera che opera nel nostro Paese. «AsConAuto - ricorda Giorgio Boiani, vicepresidente dell'Associazione nazionale consorzi concessionari auto - è impegnata a far comprendere ai consumatori l'importanza del ricambio originale che si può acquistare dal concessionario o dai consorzi che vendono solo questi prodotti. Quelli fotocopia possono provocare danni agli organi meccanici del mezzo in quanto realizzati con materiali scadenti che ne permettono la commercializzazione a prezzi ridotti». «A essere interessate - aggiunge Gianfranco Chierchini, esperto in sicurezza stradale di ForumAutoMotive - sono soprattutto le parti più piccole di un automezzo, più semplici da sostituire da parte di piccoli riparatori».

Ma è Giordano Biserni (Asaps, Associazione amici della Polizia stradale) a mettere il dito nella piaga che alimenta questo mercato, quella cioè delle condizioni economiche di parecchi italiani «i quali - osserva - hanno oggettivi problemi ad affrontare le spese di manutenzione del proprio automezzo». La legge non va per il sottile: per chi vende beni contraffatti è previsto l'arresto da 6 mesi a un anno, oltre al pagamento di un'ammenda che da 10mila può salire fino a 50mila euro.

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