La Borsa di Milano incassa il colpo ma non va ko. Per ora. Dopo la sbandata registrata in apertura (-2%), Piazza Affari ha recuperato terreno nel corso della seduta quando è emerso che un governo a guida Cinque stelle o un esecutivo costituito da Lega e M5s appaiono, agli occhi degli investitori, ipotesi remote. Il Ftse Mib finale ha chiuso a quota 21.819 punti, in flessione dello 0,42 per cento. Certo, la Borsa paga dazio al voto: Londra e Parigi sono entrambe salite dello 0,6%. E il rosso di Milano cozza ancora di più con il +1,5% guadagnato da Francoforte, dove il Dax ha brindato alla caduta degli ultimi ostacoli verso la formazione di una nuova grande coalizione guidata ancora una volta dalla cancelliera Angela Merkel. Sul mercato le vendite hanno invece penalizzato i titoli bancari (il Banco Bpm ha perso il 6%, Bper il 7,6%, Unicredit il 3,4%) e Mediaset (-5,5%) penalizzata dal risultato di Forza Italia alle urne: il gruppo del Biscione ha anche in corso una causa miliardaria con Vivendi per la pay tv Premium.
Il terremoto, comunque, non c'è stato. Nelle sale operative le due prospettive che terrorizzavano gli investitori internazionali erano un'affermazione tale del Movimento 5 Stelle che li avrebbe portati al governo e poi una possibile alleanza tra i grillini e la Lega per formare un esecutivo, ipotesi accantonata direttamente da Matteo Salvini. Il leader del Carroccio ha assicurato che «i mercati non hanno nulla da temere, anzi un'Italia che ha meno tasse, una giustizia più veloce e una flat tax al 15% è il paradiso per chi vuole fare impresa in Italia, ed è quello che faremo nei prossimi anni». Quanto all'euro «era, è, e rimane una moneta sbagliata», ma Salvini ribadisce che «la decisione di uscire dall'euro non può essere presa da un Paese da solo, i referendum non sono pensabili e sarebbero un problema».
Sul fronte dei cambi, poco variato il rapporto euro dollaro con la parità fissata a 1,2328 da 1,2317 venerdì. E anche lo spread tra il Btp e il Bund tedesco ha tenuto, chiudendo in lieve rialzo a 136 punti base rispetto ai 131 punti della chiusura di venerdì e dopo aver toccato in giornata i 144 punti. E anche l'agenzia Standard&Poor's non prevede impatti immediati sui rating dell'Italia.
Già dalle prime ore di ieri mattina, inoltre, le grandi banche d'affari hanno cominciato a spedire via mail analisi e studi sull'impatto dei risultati del voto e sui possibili scenari. La svizzera Ubs considera improbabile un'alleanza anti-establishment Lega-M5S «visto che le due forze hanno programmi differenti». In generale, analisti e gestori non temono un'uscita dall'euro. Il rischio più grande, secondo Credit Suisse, è piuttosto «uno stallo prolungato sullo scenario politico italiano» che rallenti o addirittura blocchi le riforme necessarie per il Paese. Secondo Blackrock il periodo di incertezza non dovrebbe avere un impatto negativo duraturo e «la marcata avanzata dei partiti populisti» viene «bilanciata dalla formazione di un nuovo governo in Germania», si legge in una nota del colosso Usa, i cui esperti scommettono anche su nuove elezioni dopo l'estate. I broker di Mediobanca temono un «parlamento appeso» e si attendono volatilità nel breve termine. Il problema è chi farà il premier, sostiene Gianluca Codagnone di Fidentiis, ricordando che «non contano le percentuali, ma le poltrone».
Intanto, il sistema bancario ha trovato il suo santo protettore: «Questo Paese ha la fortuna di avere un presidente
della Repubblica, Sergio Mattarella, di grande saggezza e serietà» che «in questo momento sarà la persona che avrà maggior peso per le prossime settimane», ha detto ieri l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina.
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