L'identikit è perfetto. Giovane, campano e hater sui social network. Enrico Esposito da Acerra, provincia di Napoli, avvocato nominato da Luigi Di Maio al ministero dello Sviluppo Economico come vice capo dell'ufficio legislativo aveva, fino a ieri, nascosto bene i suoi scheletri nell'armadio. O meglio, nel profilo Twitter. Come documentato da L'Espresso, l'amico ed ex compagno di corso del capo politico M5s, si dava molto da fare cinguettando sul web. Tra il 2013 e il 2016 Esposito ha collezionato una serie di tweet compromettenti. I bersagli delle invettive? Donne e omosessuali. Passando in rassegna le prodezze di Esposito, neo funzionario a 65mila euro annui di stipendio, si trovano frasi come: «Dolce e Gabbana chiusi per indignazione. Ma si può sempre entrare dal retro». Ancora, riferito a Michaela Biancofiore, deputata di Forza Italia: «Non c'è modo migliore di onorare le donne mettendo una mign.. in quota rosa. #biancofiore #sottosegretari», e di nuovo: «Comunque sono contento delle quote rosa al governo, almeno le leviamo da mezzo alla strada».
L'altro obiettivo sono i gay: «Quando ti chiamano ricc... o rispondi a put... e mammt" o vai a piangere dalla maestra. Se fai la seconda cosa, sei ricc... davvero». Infine Vladimir Luxuria: «In un paese serio #vladimirluxuria va in galera, non in Parlamento».
Il rapporto con Di Maio risale ai tempi dell'università, colleghi di corso alla facoltà di Giurisprudenza della Federico II di Napoli. Nello stesso periodo, entrambi si sono avvicinati alla politica. Si può ancora trovare in rete un video del 2009, quando Esposito era appena diventato presidente dell'associazione Studenti Giurisprudenza.it. Anche prima dei tweet, il ragazzo aveva la battuta pronta. L'intervistatrice chiede di Saviano e della camorra. Lui risponde: «Allora non fate i penalisti, perché se lo fate a Napoli sarete costretti anche a difendere i camorristi».
Nella serata di ieri, però, Esposito è diventato serio. E ha trovato una scusa simile a quella accampata da Rocco Casalino per il famoso video sui «poveri che puzzano». Ovvero, la teoria dell'alter ego. Scrive l'amico di Di Maio: «Chi mi conosce sa benissimo che nella mia vita ho sempre avuto la passione per la satira e per il black humour. Infatti, proprio nel periodo di quei tweet riportati dall'Espresso avevo creato un personaggio radiofonico, chiamato Gianni il Riccone, che impersonava il mio alter ego razzista, omofobo, sessista». Prosegue parlando di «macchina del fango» e «campagna diffamatoria». E poi: «La cosa che più mi ha fatto male è che quelle frasi siano state utilizzate contro di me per farmi sembrare un razzista, un sessista, un omofobo.
Proprio io, che ai tempi delle lotte studentesche al liceo e all'università, mi sono sempre impegnato in prima persona, portando avanti battaglie sui diritti civili - conclude - tutto cancellato da quattro battute di cattivo gusto che non rappresentano affatto, e addirittura sono l'opposto di quello che è il mio pensiero». Tutta colpa di «Gianni il Riccone».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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