Il braccio destro del Papa e la telefonata per silurare il vicedirettore dello Ior

Un fedelissimo di Bergoglio avrebbe licenziato Mattietti. Tutte le mosse di Francesco in Vaticano

Il braccio destro del Papa e la telefonata per silurare il vicedirettore dello Ior

Roma - Ad alzare il telefono e a chiedere l'allontanamento del vicedirettore generale dello Ior sarebbe stato un cardinale, uno dei fedelissimi di Papa Francesco, membro della commissione cardinalizia di vigilanza dell'Istituto per le Opere di Religione. Lo stesso porporato che, avendo valutato tutti gli elementi e gli indizi sul tavolo, avrebbe «ordinato» l'apertura di un'inchiesta interna per analizzare documenti e file conservati nell'ufficio di Giulio Mattietti.

Sulla cacciata del numero due della «banca vaticana», il mistero continua a infittirsi, come continuano a rimaner cucite le bocche d'Oltretevere, anche perché sono davvero pochi quelli che sanno la verità su cosa sia successo di così grave all'interno del torrione Niccolò V, la sede dell'Istituto, tanto da causare il licenziamento in tronco, lunedì scorso, dello storico dirigente dello Ior. Di certo c'è che l'ormai ex funzionario vaticano è stato sì cacciato repentinamente, per evitare che portasse via materiale dal suo ufficio, ma qualche giorno fa, quando ha «cessato il suo incarico» lasciando sbigottiti anche i suoi più stretti collaboratori, non è stato «scortato» fuori da nessuno, come inizialmente era stato fatto filtrare. Né gli uomini della Gendarmeria Vaticana, la «polizia» del Papa, né le guardie svizzere che rispondono direttamente al Santo Padre e alla Segreteria di Stato, hanno portato fuori dal piccolo Stato Giulio Mattietti. Nel caso degli svizzeri, l'unica indiscrezione è che tra alcuni membri del corpo papale e l'ex dirigente ci sarebbe stato soltanto un veloce scambio di battute. Tutto qui.

Ai danni dell'«aggiunto al direttore generale» (questa la dicitura ufficiale della carica ricoperta dall'ex dirigente della «banca» vaticana), sarebbe stato preso un provvedimento amministrativo urgente, non legato in alcun modo, per il momento, a un'inchiesta penale, e non riconducibile (anche se le due storie sembrano parallele) alla vicenda del revisore generale dei conti del Vaticano, Libero Milone, dimessosi dall'incarico dopo esser stato accusato Oltretevere (accuse sempre respinte dall'ex revisore) di aver «spiato» le vite di alti prelati e dei suoi superiori della Santa Sede.

«Mattietti e Milone non si conoscevano e non avevano rapporti», spiegano oggi dalle Sacre Stanze. E la conferma arriva dal diretto interessato, Milone, che, chiamato in causa, come riportato in un tweet del giornalista Gianluigi Nuzzi, ha dichiarato: «Col numero due dello Ior, Mattietti, non avevo alcun rapporto. Non era nelle mie competenze avere rapporti di lavoro con lo Ior». Di certo c'è che Mattietti aveva, ovviamente, contatti di diverso tipo all'interno del Vaticano, anche con alcuni membri della Cosea, l'ormai sciolta commissione pontificia referente sui dicasteri economici della Santa Sede, voluta nel 2013 da Francesco, e i cui documenti sono poi finiti all'interno dei due libri che hanno aperto lo scandalo Vatileaks 2.

L'ex funzionario dello Ior è solo l'ultimo di una lunga lista di persone che in questi anni sono state allontanate dal Vaticano, il più delle volte su ordine di Francesco. E a far da sfondo ci son quasi sempre le finanze della Santa Sede.

Tra questi lo stesso ex revisore generale dei conti, Milone, monsignor Nunzio Scarano dipendente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (la «Banca Centrale Vaticana») e finito in un'inchiesta della Guardia di Finanza, monsignor Lucio Vallejo Balda, coordinatore di Cosea e segretario della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, condannato in Vaticano insieme a Francesca Chaouqui proprio per Vatileaks. Fino ad arrivare al cardinale George Pell, il numero uno delle finanze d'Oltretevere, per il momento in congedo per difendersi in Australia dalle accuse di pedofilia.

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