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Grillini a caccia di poltrone: il blitz sull'agenzia cyber

L'agenzia cyber di Draghi e Gabrielli vuole esser cambiata in corso dai Cinque Stelle. Rispoverata parte della riforma voluta da Conte

Grillini a caccia di poltrone: il blitz sull'agenzia cyber

Dal Movimento Cinque Stelle viene battuto un colpo sull'agenzia cyber proposta dal governo Draghi. Con una proposta che va in controtendenza con la linea promossa dal premier e dall'autorità delegata alla sicurezza della Repubblica Franco Gabrielli sull'istituzione dell'Agenzia nazionale di cybersicurezza (Acn). Pensata dall'esecutivo per essere complementare al comparto intelligence ma, al contempo, separata dal perimetro di sicurezza del Dis, l'organismo che in seno a Palazzo Chigi coordina l'attività delle due agenzie, l'Aise e l'Aisi, che plasmano i servizi segreti italiani.

Due deputati del Movimento Cinque Stelle, Luigi Iovino ed Emanuele Scagliusi, in un emendamento al Dl cyber (Dl 82/2021) che istituisce l'Acn propongono invece di cambiare la linea scelta dall'esecutivo e di incardinare un'autorità parallela come una terza gamba dei servizi. Aggiungendo un articolo, il 7-bis, che dice esplicitamente: "è istituito, all’interno del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, di cui alla legge 3 agosto 2007, n. 124, il Servizio di informazione per la sicurezza nel dominio cibernetico, con funzioni di cyber intelligence”.

Non dimentichiamo che la svolta Draghi-Gabrielli nasce dalla presa di consapevolezza del fatto che mantenere unicamente sotto il cappello dei servizi l’intero comparto della cybersicurezza, che tocca temi che vanno dalla creazione di competenze alla strutturazione di attività imprenditoriali private, rischierebbe di ingolfare eccessivamente il Comparto intelligence senza dare pieno sfogo alle prospettive del sistema-Paese in materia. L'Acn si dovrà occupare di cybersecurity e cyber-resilience, strutturando il perimetro nazionale di sicurezza cybernetica, strutturando un dialogo sistemico con centri di ricerca, università, aziende e lasciando alle agenzie di sicurezza la cyber-intelligence incardinata nel contesto del dominio della sicurezza nazionale. Un'inversione di tendenza rispetto a quanto prospettato dal governo Conte II conl'Istituto Italiano di Cybersicurezza proposto dall'ex premier.

Nel campo politico italiano l'emendamento proposto ha suscitato scetticismi e perplessità, come se Iovino e Scagliusi volessero riaprire un dibattito che, sotto altri punti di vista, riguardava da vicino le prospettive politiche che hanno portato alla caduta del Conte-bis. Aprendo una nuova faglia tra il Movimento e le sue anime interne da un lato e il governo dall'altro dopo gli scontri sulla riforma della giustizia proposta da Marta Cartabia.

Questa contestazione alla linea Draghi, che difficilmente avrà modo di passare, cade negli stessi giorni in cui il Dis ha segnalato a Palazzo Chigi in una relazione tematica il fatto che in Italia il perimetro cyber deve ancora essere pienamente portato ad operatività. "Sulla carta la costruzione del perimetro, che in questi mesi ha già incassato il plauso dell’Ue e del Dipartimento di Stato americano, è a metà strada", nota Formiche, segnalando l'impatto degli ultimi Dpcm promossi ad hoc dai due governi che si sono alternati a febbraio a Palazzo Chigi. Essi "hanno definito rispettivamente i soggetti e i beni Ict inclusi nel perimetro e le procedure di notifica degli incidenti cyber, oltre alle misure da mettere in campo per ridurre i rischi", contribuendo inoltre a stilare la lista top secret "dei soggetti che esercitano funzioni essenziali per lo Stato protetti dallo “scudo” cyber". L'Acn va nella direzione del completamento di operazioni di questo tipo inserendo, in ambito civile, la cybersicurezza italiana nel perimetro della direttiva Nis dell'Unione Europea e, in campo-strategico militare, nel quadro del campo atlantico delle agenzie cyber. Rendendo l'Italia protagonista nella tutela del nuovo dominio strategico della sicurezza nazionale. Emerge dunque lampante la spaccatura tra la linea del vecchio governo, che ha inteso la creazione dell'Iic più come un proposito volto a generare nuove poltrone e prebende politiche, e quella del nuovo esecutivo, intenzionato a riordinare con chiarezza i servizi e a tenerli al riparo dalle polemiche quotidiane della politica, maggiormente focalizzato su una visione strategica. Che ora l'emendamento degli esponenti M5S mira a modificare in corsa: ipotesi irrealistica, ma che complicherà senz'altro i propositi di una rapida attuazione del decreto auspicati dal prefetto Gabrielli.

Aprendo scenari di criticità politica non secondari.

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