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Il branco e lo scaricabarile. "La rissa? Partita da altri"

I cinque aggressori interrogati dal gip. L'accoltellatore: "Non ci ho visto più, non credevo di averlo colpito così"

Il branco e lo scaricabarile. "La rissa? Partita da altri"
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Si chiama "rimpallo di responsabilità" e forse era prevedibile trattandosi di ragazzi tanto giovani. Così, con gli interrogatori di garanzia in carcere di ieri, si profilano già due netti schieramenti tra i cinque assalitori - finora sempre descritti come "branco", "banda" e quindi uniti, insieme - responsabili di aver massacrato di botte e accoltellato per 50 euro uno studente 22enne della Bocconi salvatosi per miracolo ma destinato, dopo quell'assalto, a rimanere per sempre parzialmente paralizzato. Da una parte quindi i maggiorenni, i due 18enni, Alessandro Chiani e Ahmed Atia, reclusi nel carcere di San Vittore e pare decisi oramai a prendere le distanze dall'altra "fazione", quella dei tre loro complici 17enni "ospiti" dell'istituto penale per i Minorenni "Cesare Beccaria". Da martedì, giorno dei fermi nelle loro abitazioni di Monza, sono tutti accusati di tentato omicidio pluriaggravato e rapina pluriaggravata in concorso.

Chiani e Atia, i primi ad essere sentiti in mattinata, hanno risposto a tutte le domande e fatto le prime ammissioni davanti alla gip Chiara Valori. "Non ci ho visto più, non pensavo nemmeno di averlo colpito cosi, in quel modo. Avevo un coltello con me perché sono stato aggredito in passato. Io sono intervenuto dopo, la rissa è partita dagli altri, sono stati loro a cominciare" ha dichiarato Chiani al magistrato riferendosi ai tre amici minorenni, senza però appunto negare di essere stato proprio lui a sferrare i due violenti fendenti alla schiena dello studente mentre era già a terra.

Atia, che da mercoledì sera nella ricostruzione della vicenda e attraverso il suo legale Elena Patrucchi, palesa con forza il proprio ruolo di "palo" quella notte - quindi distante anche fisicamente dal punto dove stava avvenendo l'aggressione - ieri si è limitato a ripetere di non essersi "reso conto" della gravità di quanto gli altri quattro complici stavano facendo quella notte allo studente 22enne al quale, ora insiste, vorrebbe "scrivere una lettera", sentendosi "preoccupatissimo e sconvolto per lui e la sua famiglia". Resta la gravità del cinismo e del totale disinteresse per la vita altrui nei commenti che pure questo giovane di origine egiziana ha fatto su Tik Tok insieme agli altri nei giorni seguenti all'aggressione e prima dell'interrogatorio in commissariato (dialoghi documentati dalle intercettazioni ambientali della polizia). Gli avvocati Patrucchi e Giovanni Giovanetti, difensore di Chiani, hanno chiesto per i loro assistiti gli arresti domiciliari. La decisione della gip è attesa per l'inizio della prossima settimana.

Al termine degli interrogatori al "Beccaria", iniziati a mezzogiorno e terminati poco dopo le 16, l'avvocato Gaetano Della Valle, che difende uno dei tre 17enni, parlando del suo assistito lo ha definito "distrutto, preoccupato e dispiaciuto". "Ha risposto a tutte le domande che gli ha rivolto il gip del Tribunale di Minori - ha aggiunto il legale -. Non abbiamo fatto alcuna istanza di modifica della misura cautelare al momento, i ragazzi hanno chiarito e risposto. Ci sono posizioni diverse dalle altre al momento". E a chi gli chiedeva appunto del rimpallo di responsabilità negli interrogatori, Della Valle ha puntualizzato: "È chiaro che in situazioni come queste c'è il gioco del rimpallo.

Sono consapevoli - ha concluso - di quello che hanno commesso e profondamente dispiaciuti".

Luca Favero, avvocato difensore degli altri due 17enni coinvolti nel pestaggio, ha detto a Il Giornale che non rilascia dichiarazioni.

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