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La Brexit fa ricche le Ong: caccia a 200 milioni di euro

L'uscita dalla Ue libererà una montagna di risorse per le organizzazioni pro-migranti

La Brexit fa ricche le Ong: caccia a 200 milioni di euro

Mentre riecheggiano ancora i conteggi sul passivo di 13 miliardi netti, creato nelle casse dell'Ue dopo la Brexit, e si chiede ai Paesi dell'Eurozona di incrementare il fondo annuale di qualche punto percentuale c'è anche chi gongola davanti a una fetta di finanziamenti più consistente. Sono le Ong che, a conti fatti ci guadagneranno un bel po'. Dopo l'accordo di recesso, ossia dal 2021, la Gran Bretagna non avrà più accesso a 200 milioni di euro e quel flusso di finanziamenti verrà spartito tra tutte le organizzazioni dei Paesi membri. Il calcolo sommario, stimato prevedrebbe la ripartizione di 7 milioni a organizzazione. È chiaro che per l'anno in corso però il Regno Unito continuerà a partecipare ai programmi finanziati nell'ambito dell'attuale quadro pluriennale 2014-2020 fino alla loro chiusura.

Ciò significa che la stragrande maggioranza dei progetti continuerà a ricevere finanziamenti dall'Ue per tutta la durata del programma, ossia fino al termine del periodo di transizione nel 2021. Altrettanto le organizzazioni del Regno Unito potranno per quest'anno ancora presentare proposte progettuali per finanziamenti che rientrino all'interno del Mff (Multi Financial Framework, così si chiama il Quadro multi finanziario). In questo caso i progetti potrebbero essere garantiti da una copertura nazionale interna, così come accadrà per i programmi Erasmus, Corpo europeo di solidarietà (Esc), Europa Creativa e Citizen for Europe. Al contempo però andrà male per le piccole Ong italiane che fino a quest'anno hanno lavorato in partnership con le Ong britanniche: in mancanza di nuovi finanziamenti arriverebbero a perdere complessivamente circa 50 milioni di euro di introiti. Nessuna disperazione però, i più piccoli enti benefici della Penisola potranno accedere fin da subito a nuove porzioni di risorse. L'ultimo impegno del Fondo Asilo e immigrazione (Fami), sta mettendo a disposizione, per valorizzare nuovi progetti destinati all'integrazione degli immigrati, alla formazione lavorativa e all'aiuto linguistico, ben 7 milioni di euro. Questa cifra, tanto per cominciare potrebbe risultare un primo valido aiuto che si tramuterà in «attivazione e rafforzamento di reti per la promozione di un approccio integrato nella governance del fenomeno migratorio sul territorio, sia rispetto all'analisi dei fabbisogni territoriali emergenti che alla pianificazione e realizzazione di interventi rivolti all'utenza straniera, rispondenti ai bisogni rilevati, nel rispetto dei ruoli e della competenze degli attori coinvolti».

Vale a dire che rimane poco per illudersi e pensare di voler mettere fine alle traversate delle navi Ong nel Mediterraneo tra le coste della Libia e quelle dell'Italia. Nessuna ricaduta negativa sui migranti traghettati: solo dal primo di gennaio ne sono sbarcati 1.751 di cui 394 il 2 febbraio scorso malgrado le temperature basse e le condizioni del mare impervie. Ma tant'è. Il governo giallorosso si sta dimostrando strenuo emulatore di tutti i peggiori esecutivi di centro sinistra: dai finanziamenti a coop, onlus e Ong fino agli aiuti economici da ripartire tra gli enti locali per incentivare progetti a favore degli stranieri.

Solo qualche giorno fa lo sblocco di 6 milioni per i territori di Reggio Emilia, Pesaro, Urbino e Foggia finalizzati al rafforzamento delle governance locali sull'immigrazione.

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