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Brexit, la guerra della pesca. Navi militari da Londra e Parigi

Scontro all'isola di Jersey. I francesi minacciano il blocco. Johnson invia la Marina, Macron lo segue

Brexit, la guerra della pesca. Navi militari da Londra e Parigi

Londra. Un giorno di tensione, poi la tregua. Guerra scongiurata per ora, tra Regno Unito e Francia nella querelle infinita scoppiata per l'accesso dei pescatori francesi alle acque della Manica nel dopo Brexit. Nella notte di martedì, il governo britannico aveva schierato le navi della Marina Reale nel tratto di mare di fronte all'isola di Jersey, in seguito alla minaccia di un blocco navale proclamato dai pescatori francesi a cui gli inglesi stanno rifiutando le licenze di pesca. Nella giornata di ieri una sessantina di imbarcazioni erano rimaste in mare per protestare contro il nuovo sistema di rilascio dei permessi di pesca instaurato dopo l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa. Il nodo della pesca è stato uno dei più importanti ostacoli al raggiungimento dell'accordo e rimane tutt'ora soltanto parzialmente risolto.

Ieri pomeriggio, dopo ore d'incertezza, le navi francesi hanno lasciato il canale ma le due navi della Marina militare britannica sono rimaste a difesa e controllo del territorio, mentre sulla terraferma si sono riaperte delle trattative. La guerriglia ora si è spostata nuovamente sul terreno diplomatico, ma non sono affatto escluse altre dimostrazioni di protesta visto che il problema è ancora tutto da risolvere, come ha fatto notare ieri il portavoce degli itticoltori della Normandia Francese. A differenza del ministro per le Relazioni esterne di Jersey, Ian Gorst, che ha definito «positivi» i primi contatti, secondo il portavoce dei pescatori Hugo Lehubi «durante i colloqui non è stato fatto alcun progresso». «Stiamo avvitandoci nella fase di stallo - ha dichiarato Lehubi all'agenzia Reuters - quindi o risolviamo la cosa o verranno decise altre rappresaglie».

A supporto dei pescatori, nel corso del pomeriggio, la Francia aveva minacciato di togliere la fornitura dell'elettricità all'intera isola che si trova a 22 chilometri dal confine francese e dipende dalla Corona. Pur non facendo parte del Regno Unito, quindi, questo territorio è difeso e rappresentato internazionalmente dal governo inglese e questo rende la sua posizione particolarmente critica soprattutto dopo la Brexit. La protesta dei pescatori è scoppiata in seguito all'introduzione del nuovo regime di rilascio delle autorizzazioni di pesca, che compete al governo dell'isola, ritenuto dai francesi e dalla Unione Europea una violazione degli accordi post Brexit. Secondo le nuove regole possono avere la licenza di pesca soltanto le imbarcazioni che possono dimostrare di aver pescato nelle acque britanniche anche prima dell'accordo. Ma quello che ha fatto infuriare gli operatori del settore è stata l'aggiunta di altri requisiti senza che la comunità europea ne venisse informata. Le autorità francesi insistono che tutte le nuove misure di natura tecnica che non sono state comunicate alla Ue sono proprio per questo motivo prive di valore legale. «Abbiamo concordato con tutte le parti coinvolte di impegnarci per risolvere la questione nell'ambito degli accordi di commercio e di cooperazione», ha detto ieri conciliante il senatore di Jersey Gorst, nel tentativo di calmare le acque, ma la tensione rimane alle stelle. A dimostrarlo, la presenza delle navi militari inglesi ancora nel Canale. Il premier inglese Johnson ha confermato la loro presenza nei prossimi giorni dando «totale supporto» alle autorità di Jersey e dichiarando che le due navi della Marina «rimarranno sul posto come misura precauzionale per monitorare la situazione». Nelle stesse acque, dopo le 13.30 di ieri erano state avvistate anche due navi di polizia francese, che secondo quanto dichiarato dalla prefettura marittima si trovavano lì per garantire la sicurezza.

Le trattative proseguiranno nei prossimi giorni.

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