Brexit, l'ora X è arrivata: May a Bruxelles. Ma adesso si rischia un (ennesimo) rinvio

Tusk fosco: "Non c'è spazio per l'ottimismo". Barnier: "Prendiamo tempo"

Brexit, l'ora X è arrivata: May a Bruxelles. Ma adesso si rischia un (ennesimo) rinvio

L'ora X è arrivata. Theresa May approda oggi a Bruxelles per convincere i leader europei che l'impasse sulla Brexit si può sbloccare, con l'intenzione di chiudere una volta per tutte la partita. La premier inglese è riuscita ieri, in una dura riunione di Gabinetto, a compattare il suo esecutivo (ma solo per ora) e a placare i «complottisti della pizza», i ministri intenzionati a darle il colpo finale (dopo aver ordinato, durante la cena della congiura, il re dei piatti italiani).

Eppure a smorzare nuovamente ogni eventuale entusiasmo è di nuovo il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che ha già avvertito di come il rischio di un'uscita senza accordo «non sia mai stato così vicino». «Non c'è spazio per l'ottimismo», insiste Tusk alla vigilia del summit. Sembra fargli da contraltare Michel Barnier, il capo negoziatore europeo, che invece annuncia di volere «prendere tempo, con calma, con serenità», per trovare un accordo globale con Londra «nelle prossime settimane».

Quella che doveva essere la scadenza finale rischia insomma di trasformarsi nell'ennesimo rinvio. Un nulla di fatto. Con l'aggravante, stavolta, che il tic tac dell'orologio è ormai davvero alle battute finali. L'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea è prevista per il 29 marzo 2019 e il Consiglio europeo di oggi dovrebbe essere l'ultimo appuntamento fra capi di Stato e di governo sul dossier. I vertici europei hanno fatto sapere che se non ci fossero «progressi significativi», «proposte concrete» da parte di Londra, se May non si mostrerà «creativa» (Tusk) non si arriverà al summit straordinario di novembre, quella che viene considerata la data ultima in cui le due parti dovrebbero firmare l'intesa, che poi dovrà avere il via libera dell'Europarlamento ma soprattutto passare dalle forche caudine del Parlamento britannico.

Anche le indiscrezioni a livello diplomatico non lasciano spazio all'ottimismo. «Non essendoci alcun accordo, soprattutto sulla questione irlandese - spiegano alcune fonti europee - non si arriverà dichiarazione politica congiunta venerdì sera» come invece si sperava. Theresa May, come al solito, sarà tenuta fuori dai colloqui sulla Brexit e potrà discuterne con i 27 solo in sede separata.

Il problema - lo ha ribadito ancora lo stesso Barnier - è che «le questioni aperte sono ancora numerose e l'Irlanda è fra queste».

Qualsiasi soluzione finora proposta dal governo inglese o dalla Ue ha scontentato qualcuno: l'Irlanda del Nord, che non vuole uno status diverso da quello del resto del Regno Unito, gli hard Brexiters, i membri del governo e del partito favorevoli a un distacco netto dall'Unione europea oppure la Ue stessa che non vuole regalare a Londra l'opportunità di sbandierare l'uscita come un successo, da cui altri Paesi potrebbero prendere esempio. GaCe

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