Brexit, May gelata: no al terzo voto

Lo speaker annuncia: «Niente via libera se l'accordo non cambia»

Brexit, May gelata: no al terzo voto

Londra Il terzo voto sulla bozza di accordo per uscire dall'Ue (il cosiddetto piano May) si terrà oggi o domani. O forse dopo il Consiglio Europeo in programma giovedì. O forse mai. Se l'incipit dell'articolo non è dei più chiari, parte della colpa è da ascrivere alla attuale imprevedibilità della politica inglese. Fino al pomeriggio di ieri la strategia di Theresa May era di ripresentare il suo piano ai Comuni per un terzo voto, nella speranza che le prospettive di un lungo rinvio della Brexit agitate in questi giorni dall'Ue e da molti politici e commentatori riuscissero a far breccia tra le fila dei brexiteers più incalliti e convincessero molti di loro a turarsi il naso e votare a favore della bozza di accordo. Alcuni importanti nomi del partito conservatore si erano già mossi in questo senso. Altri Tory stavano aspettando la fine delle trattative in corso tra May e il Partito Unionista Democratico nordirlandese prima di sostenere il governo: il Dup, su cui si regge la maggioranza e che finora ha sempre votato contro l'accordo per il timore che la clausola di backstop finisca per isolare l'Ulster dal resto del Regno, si stava vedendo offrire dal primo ministro più soldi e la promessa di un allineamento normativo tra Belfast e Londra in caso di attivazione della clausola.

Tutto questo però, comunque lungi dall'assicurare alla May la maggioranza che sta cercando, è stato ieri scavalcato dall'intervento dello speaker dei Comuni, John Bercow, che ha escluso che il governo possa ripresentare una mozione che è già stata bocciata dal parlamento senza apporvi alcun cambiamento sostanziale. La presa di posizione di Bercow, esponente del partito conservatore ma che nel suo ruolo super partes ha già messo più volte in difficoltà il governo, si basa su una convenzione parlamentare risalente al 1604. «È una regola necessaria, ha detto Bercow, per garantire un utilizzo adeguato del tempo della Camera e il rispetto delle decisioni che prende». Quello che la premier si stava apprestando a presentare in aula è in effetti lo stesso emendamento bocciato la settimana scorsa.

Quali novità possa ora presentare alla May perché il suo piano sia di nuovo ammesso al voto (la scelta risiede esclusivamente nelle mani dello speaker) non sono in vista.

Un portavoce governativo si è limitato a dire che Bercow non aveva preavvisato l'esecutivo del suo intervento, al momento del quale, tuttavia, il governo non aveva ancora presentato alcun emendamento da discutere in parlamento oggi. Tanto che una delle ipotesi sul tavolo era che il terzo voto si sarebbe tenuto domani. Difficile, a questo punto, che sia così. Mancano 10 giorni.

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