"Finalmente liberi". Quel brindisi dei 5S alla buvette

I senatori del M5S disertano compatti il voto di fiducia sul dl Aiuti, ma il Movimento ne esce spaccato. Eppure ieri c'era chi brindava alla "libertà"

"Finalmente liberi". Quel brindisi dei 5S alla buvette

Alla fine è prevalsa la linea dura. I senatori del Movimento 5 Stelle sono usciti dall’Aula del Senato e, come preannunciato ieri dal loro leader, non hanno votato la fiducia al Dl Aiuti. Una decisione complicata che ora apre a scenari imprevedibili e figlia di una giornata di riunioni, quella di ieri, che è stata tutto fuorché all'insegna della tranquillità e della concordia. Le tensioni erano emerse già al consiglio nazionale convocato da Giuseppe Conte per le 8.30 di mercoledì mattina.

Un segnale abbastanza chiaro sul fatto che la riunione fosse piuttosto intricata era arrivato già in mattinata con l’assenza del ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, al convegno sull’enoturismo organizzato a palazzo Giustiniani dal senatore del Pd, Dario Stefàno. Il ministro sarebbe dovuto intervenire assieme ai colleghi Garavaglia e Bonetti alla presentazione ospitata dalla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Ma ha disdetto all’ultimo minuto.

Nel frattempo iniziava a trapelare come a prevalere fosse la linea dei "falchi". Tra questi c'è il senatore Airola. "Le risposte di Draghi non possono che essere il nulla o un nulla relativo, altrimenti ce le avrebbe date molto tempo fa", scriveva su Facebook il giorno prima del confronto, accusando la maggior parte della classe politica di essere legata a "multinazionali, lobby, gruppi finanziari". Catene che lui come altri, evidentemente, vorrebbero spezzare il prima possibile.

A questo proposito c’è un retroscena emblematico che arriva dai corridoi del Senato. Tra la riunione della mattina e quelle del pomeriggio che avrebbero portato Giuseppe Conte ad annunciare la volontà di non partecipare al voto sul dl Aiuti nell’Aula di Palazzo Madama, raccontano fonti bene informate, due influenti senatori pentastellati sarebbero stati avvistati nei dintorni della Buvette mentre brindavano con un prosecco alla "liberazione". E in effetti, alle 22.30 è arrivata l’ufficialità da parte di Conte sullo strappo. Una linea, quella intransigente, che secondo l’Adnkronos sarebbe stata benedetta anche da Beppe Grillo, che dopo le prese di posizioni iniziali a sostegno del provvedimento, ora sarebbe "in linea totale" con l'ex premier.

"Ha capito che non ne potevamo più. E anche la base: Grillo ha fiuto oltre ad avere un occhio attento sui commenti sui social. Ha capito che la base è insofferente né più né meno di noi parlamentari", racconta una fonte alla stessa agenzia di stampa. L’obiettivo della mossa sarebbe quindi quello di far ritrovare al Movimento un po’ di "entusiasmo". Non tutti però sono d’accordo. Gli appelli alla prudenza, mentre si moltiplicavano quelli al ritorno alle urne da parte di leader come Matteo Salvini e Enrico Letta, sono arrivati da esponenti della prima ora, come il capogruppo alla Camera Davide Crippa e l'ex sottosegretario Stefano Buffagni.

Anche il ministro D’Incà ha protestato per l’Aventino tentando una mediazione in extremis, che però è naufragata malamente. Tra i critici ci sono anche la vicepresidente del Copasir, Federica Dieni e la deputata Mirella Liuzzi.

La senatrice Cinzia Leone, oggi, ha fatto un passo in più annunciando il suo addio al Movimento per aderire ad Insieme per il futuro. E dopo lo strappo Conte torna all'attacco: "O ci sono risposte vere, strutturali e importanti opporre nessuno può avere i nostri voti".

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