Bepi CastellanetaBari Il Parlamento europeo spalanca le porte dell'Unione all'olio tunisino. E per sollevare le sorti del Paese nordafricano piegato dalla minaccia terrorismo, affossa i produttori italiani. Ai quali non rimane che protestare da Nord a Sud per un provvedimento che rischia di far crollare i prezzi e compromettere la qualità, per giunta in una fase in cui affioravano concrete speranze di ripresa dopo la crisi dell'anno precedente. Fatto sta che a nulla sono valsi gli appelli delle settimane scorse per una improvvisa retromarcia rispetto alla decisione della Commissione: Strasburgo in sede plenaria ha approvato in via definitiva l'accordo che consente l'importazione di una quota aggiuntiva di 35mila tonnellate di olio tunisino senza dazi nel perimetro europeo per il 2016 e 2017, che vanno ad aggiungersi alle attuali 56.700 comprese in un'altra intesa. Fatti i conti, si va oltre le 90mila tonnellate. Adesso c'è solo da sbrigare la formalità dell'ok da parte del Consiglio. E una volta trascorsi venti giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione, il provvedimento sarà in vigore.Quasi certamente il semaforo verde per Tunisi scatterà quindi ad aprile. L'annuncio dell'orientamento a favore dell'importazione era stato però svelato già a fine settembre dall'alto rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri e la Politica della sicurezza, Federica Mogherini. Che aveva dichiarato: «Periodi eccezionali richiedono misure eccezionali, e questo è un forte segnale della solidarietà europea nei confronti della Tunisia». Le voci fuori dal coro di Bruxelles si sono rivelate inutili, e sono puntualmente rimbalzate sul muro di gomma innalzato per aprire la strada all'invasione dell'olio dall'Africa. E così il regolamento è passato con una schiacciante maggioranza (500 sì, 107 no, 42 astenuti), sia pure con le tutele decise a febbraio. Vale a dire: durata limitata a due anni, garanzie sulla tracciabilità e valutazione intermedia dell'impatto sul mercato europeo. Misure che non lasciano per nulla tranquilli i produttori italiani. I quali promettono di farsi sentire. E così dalla guerra per le quote latte alla battaglia dell'olio, il passo tutto sommato è breve. La prima manifestazione è scattata a Catania, dove gli agricoltori sono scesi in piazza con i trattori in difesa del made in Italy. Il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, proprio dalla Sicilia avverte: «Questa norma non aiuta i tunisini, fa male agli italiani e rischia di aumentare le frodi ai danni dei consumatori». Il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina precisa di essere contrario all'aumento del contingente di olio importato senza dazi e promette linea dura contro le frodi. Ma sul caso ormai è scontro politico. E se il Pd non riesce a nascondere il proprio imbarazzo per l'ultima batosta targata Europa, il leader della Lega, Matteo Salvini, attacca a muso duro e parla senza mezzi termini di «vergogna».La protesta divampa in particolare al Sud. Gianni Cantele, presidente di Coldiretti della Puglia, primo produttore nazionale, annuncia la mobilitazione. «Faremo la staffette al porto di Monopoli - dichiara - dove arrivano le navi cisterna per scoprire dove va a finire l'olio importato.
Chiediamo che vengano intensificati i controlli perché il settore olivicolo, divenuto merce di scambio, non può essere sottoposto a un rischio così alto di frodi». Di certo in Puglia la bordata di Bruxelles si abbatte su un settore già colpito dall'emergenza Xylella (il batterio che colpisce gli ulivi nel Salento) e da una raffica di furti ai tempi del crollo della produzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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