
C'è il primo clamoroso passo indietro della Procura di Bruxelles che indaga sul Huawei gate. Appena 24 ore dopo aver trasmesso al Parlamento europeo la richiesta di revoca dell'immunità per tre eurodeputati di Forza Italia, il capo delegazione, Fulvio Martusciello, Salvatore De Meo e Giusi Princi, per quest'ultima la revoca è stata respinta. Insomma, l'azzurra non c'entra niente. Era stata lei stessa a inviare d'urgenza agli inquirenti le prove di quello che sembra un errore facilmente evitabile. Non solo Princi non era presente all'aperitivo che le contestavano i belgi, il 25 giugno 2024 a Bruxelles, con lobbisti del colosso cinese, perché si trovava a Reggio Calabria con la figlia, ma non era neppure ancora stata proclamata parlamentare. Uno svarione non da poco per gli inquirenti. Princi si dice «sollevata per la richiesta di revoca urgente, pur rimanendo ancora scossa per essere stata coinvolta sulla base di elementi oggettivamente inesistenti». Dopo le ombre sull'indagine Qatargate, altre anomalie accompagnano dunque l'attività dei belgi.
La Procura federale ipotizza una presunta corruzione da parte della società cinese di telecomunicazioni, che avrebbe elargito mazzette a europarlamentari e membri di staff - con bonifici, regali, biglietti per le partite di calcio - per ammorbidire le posizioni del Parlamento sulla sua tecnologia 5G, bandita dagli Stati Uniti e poi dall'Europa. Tra le «contropartite» ci sarebbe anche una lettera del 10 febbraio 2021 firmata da alcuni parlamentari - tra cui Martusciello - con cui si chiedeva alla Commissione di non discriminare le aziende extracomunitarie del 5G, di non fare cioè «razzismo tecnologico». Tra i quattro lobbisti arrestati, anche Valerio Ottati, dirigente dell'ufficio Huawei a Bruxelles. Ai domiciliari in Italia, accusata di associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio, era finita l'assistente di Martusciello, Lucia Simeone, per un bonifico da mille euro ricevuto dal portoghese Nuno Wahnon Martins, ex membro dello staff dell'azzurro, che in realtà si è poi rivelato un rimborso per l'acquisto di sigari, spesa che la donna gli aveva anticipato. Il mandato d'arresto è stato poi revocato perché Simeone si è recata a Bruxelles per farsi interrogare. Qui è stata formalmente arrestata, le sono state messe le manette ed è stata tenuta diverse ore in cella, prima di essere liberata al termine dell'interrogatorio, con la revoca di tutte le accuse. Ottati, il lobbista considerato centrale dai magistrati, avrebbe dichiarato di non averla mai vista. E avrebbe anche spiegato che il contenuto di uno dei suoi report periodici con cui rendeva conto a Huawei della sua attività di lobbying a Bruxelles, estrapolato dal suo pc, in cui riferiva di un incontro il 3 novembre 2021 con Martusciello e la stessa Simeone, sarebbe stato inventato, solo per gonfiare il lavoro svolto per i cinesi. A Martusciello viene contestato un altro incontro ancora, il 3 novembre 2023, a Bruxelles, con i lobbisti di Huawei.
Ma ci sarebbero riscontri che proverebbero come lui si trovasse a Praga, e non nella capitale belga. Anche De Meo si dichiara del tutto estraneo. «Grave - dice - considerare la sola partecipazione a un incontro informale come elemento sufficiente per avviare un'azione giudiziaria».
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