«Che idea vi siete fatti?». Con tutti Sergio Mattarella è sintetico e istituzionale come impone il ruolo, rigoroso al punto che alle delegazioni che si succedono nella due giorni di consultazioni al Quirinale non viene offerto neanche un caffè o un bicchiere d'acqua perché la priorità è quella di districare una matassa che a oltre un mese dalle elezioni è ancora molto, troppo aggrovigliata. Tanto ne è cosciente il capo dello Stato che in questo primo giro vuole semplicemente ascoltare cosa hanno da dire i suoi interlocutori, senza esporsi in alcun modo ma comportandosi da semplice notaio.
D'altra parte, il buco nell'acqua era più che annunciato. Inutile, dunque, giocare carte che al momento è bene restino scoperte. Il problema, però, è che questo primo giro a vuoto è andato ben peggio di quanto ci si aspettasse, con il quadro che sembra andare complicandosi ancora di più. Non è un caso che a sera dal Quirinale filtri una certa preoccupazione per uno scenario che diventa sempre più difficile ricomporre nel breve periodo. Il fatto che il secondo giro di consultazioni vada slittando verso la seconda metà della prossima settimana - mercoledì dovrebbe essere ufficializzato il calendario - potrebbe dunque non bastare a far posare la polvere.
Luigi Di Maio, infatti, rimane sostanzialmente sulle sue posizioni, limitandosi a una piccola, piccolissima apertura quando chiede «un incontro con Salvini e Martina». Il leader grillino, insomma, evita di ribadire il suo veto su Matteo Renzi e si dice pronto ad un confronto. Un dialogo che al Colle auspicano da tempo, convinti che sull'asse M5s-Pd e con i voti anche di Leu possa alla fine nascere un governo. Uno scenario su cui sarebbero pronti a convergere una parte dei dem, soprattutto se Di Maio facesse un passo indietro a favore di un premier vicino ma non organico ai Cinque stelle (ieri il presidente dell'Anci Antonio Decaro sosteneva con forza in diversi incontri il nome di Giovanni Maria Flick, ministro della Giustizia nel governo Prodi ed ex presidente della Consulta). Il problema è che sul punto Renzi resta inflessibile e, comunque vada l'assemblea del Pd convocata per il 21 aprile, difficilmente l'ex segretario dem non avrà dalla sua almeno quel pugno di parlamentari che sono sufficienti a far saltare lo schema con il M5s. I numeri, infatti, sono impietosi e dicono che un governo con Cinque stelle, Pd e Leu si fa con tutto ma proprio tutto il gruppo dem. Insomma, non certo contro Renzi.
Il punto, però, è che con il centrodestra in subbuglio - ieri il diverso approccio sul Colle di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini ha prodotto una frizione piuttosto profonda - al Quirinale continuano a guardare al M5s come la via più percorribile. Con Di Maio o senza, se il leader grillino non dovesse riuscire a sbloccare l'impasse.
Ecco perché la prossima settimana Mattarella potrebbe decidere di aprire il secondo giro di consultazioni ascoltando di nuovo i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati. Un modo per invitare Di Maio ad una maggiore disponibilità al dialogo, visto che potrebbe non essere l'unico esponente grillino ad essere incaricato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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