Cronache

Tutta la verità sui finti martiti di Report

Sigfrido Ranucci, conduttore di Report su Rai3, dice che gli atti dell'inchiesta giornalistica sugli appalti pubblici in Lombardia "devono venire a prenderli con l'esercito"

La bufala di "Report": non deve svelare fonti ma dare atti pubblici

Sigfrido Ranucci, conduttore di Report su Rai3, dice che gli atti dell'inchiesta giornalistica sugli appalti pubblici in Lombardia «devono venire a prenderli con l'esercito». Andrea Mascetti, avvocato al centro del servizio, che ha richiesto l'accesso alla documentazione, ridimensiona la polemica montata negli ultimi giorni. Tutto è partito dalla sentenza del Tar del Lazio del 18 giugno, in cui si ordina alla trasmissione di consegnare al legale tutto il materiale informativo utilizzato per il pezzo intitolato «Vassalli, valvassori e valvassini», andato in onda a ottobre 2020. «È bene precisare che la sentenza non incide in alcun modo sulla segretezza delle fonti», spiega Mascetti al Giornale. L'avvocato, considerato vicino alla Lega e al governatore lombardo Attilio Fontana, reagisce al polverone sollevato dalla Rai, pronta a fare ricorso al Consiglio di Stato. Per Viale Mazzini, il provvedimento dei giudici amministrativi ordinerebbe ai giornalisti di violare la segretezza delle loro fonti. Però la montagna dell'indignazione rischia di partorire un topolino. Continua Mascetti: «La documentazione ostensibile risulta circoscritta - per espressa indicazione del Tar - all'attività di interlocuzione intercorsa con enti pubblici, che evidentemente non vantano un diritto all'anonimato». Insomma, Report dovrebbe consegnare soltanto il materiale relativo alle comunicazioni tra la redazione e i vari comuni della Lombardia e del Piemonte a cui i giornalisti hanno chiesto informazioni sugli appalti al centro dell'inchiesta. Nessuna fonte confidenziale da tutelare, sostiene l'avvocato. Si tratterebbe, dunque, di un accesso agli atti limitato alle richieste scritte inviate dal programma ad enti pubblici per ottenere notizie riguardo a eventuali consulenze affidate a Mascetti.

Comunque non sono mancate le reazioni politiche costernate da parte di Pd, M5s e Leu. Nella serata di sabato il leader dei democrat Enrico Letta ha twittato: «Le sentenze si rispettano sempre. Ma questa del Tar sulle fonti di Report lascia davvero perplessi. Non vedo come possa resistere agli ulteriori gradi di giudizio». Tra le critiche ricevute dal segretario spicca quella di Ada Lucia De Cesaris, avvocato esperto in diritto amministrativo, ex vicesindaco di Milano con Giuliano Pisapia, esponente di Italia Viva, di certo non vicina alla Lega. «Perplessi? È un accesso agli atti, un diritto sancito dalla legge», è il tweet di replica a Letta. «I provvedimenti vanno anche letti prima di fare affermazioni affrettate sulla libertà di stampa!» aggiunge De Cesaris. Ma, dopo le proteste dei sindacati dei giornalisti Fnsi e Usigrai, si muove anche l'Ordine dei Giornalisti. Il presidente Carlo Verna annuncia un altro ricorso contro la sentenza del Tar del Lazio, oltre all'impugnazione già decisa dalla Rai.

«Le fonti non si possono rivelare senza se e senza ma - dice Verna - valutate con i nostri esperti la sentenza del Tar del Lazio e l'annunciata volontà della Rai di rivolgersi al Consiglio di Stato sulla questione che riguarda Report e sentito informalmente l'esecutivo, domattina conferirò mandato a un legale per un ricorso ad adiuvandum da parte del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti».

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