Episodi di bullismo nelle scuole non fanno, purtroppo, più notizia. Però, talvolta, a quei fatti si aggiungono delle variabili che, paradossalmente, sono utili per rimettere in discussione comportamenti che stanno diventando «normali». È accaduto che, durante la gita scolastica a Roma di una terza liceo scientifico di Cuneo, 15 studenti si siano dati appuntamento di notte, all'insaputa dell'insegnante, in una delle stanze dell'albergo in cui erano alloggiati. Quello che è successo lo ha raccontato il video effettuato da uno dei ragazzi: grande cagnara, poi uno di loro, probabilmente ubriaco, viene spogliato, disteso sul letto, depilato e «decorato» con caramelle. L'insegnante responsabile degli studenti in gita non viene a sapere nulla, ma di ritorno in città quel video incomincia a girare, diventa di dominio pubblico, e ciò che doveva essere per i giovani liceali un semplice scherzo, viene giudicato dalla preside della scuola un grave episodio di bullismo da sanzionare severamente. Scattano le punizioni: 10 ragazzi vengono sospesi per due settimane con il quattro in condotta; gli altri quattro, colpevoli di non aver informato l'insegnante di ciò che era successo in quella camera d'albergo, se la cavano con tre giorni di sospensione e il cinque in condotta. E poi viene punito anche il poveretto vittima del bullismo dei suoi compagni: nota sul registro e sei in condotta. Va ricordato che, di solito, il quattro in condotta porta alla ripetizione dell'anno: proprio questa eventualità ha acceso gli animi dei genitori dei figli bulli, I quali, lancia in resta, hanno criticato l'eccessiva severità della punizione, decidendo di fare ricorso contro la sospensione. Il rapporto equilibrato tra scuola e famiglia è fondamentale per l'educazione di un giovane: rapporto che ha una precisa regola da rispettare, quella di non interferire nelle decisioni delle due istituzioni. Il genitore che critica pesantemente una disposizione assunta dal preside, che di norma è stabilita con l'intero collegio docente, delegittima la formazione impartita dalla scuola frequentata dal proprio figlio. È ovvio che un preside possa sbagliare (non certo nel caso in questione) agli occhi di una famiglia, ma questa, se intende intervenire, deve muoversi con prudenza, senza atti eclatanti, cercando il dialogo non lo scontro, perché nella polemica chi finisce per pagare il prezzo più alto è 1 lo studente che si trova in mezzo a un conflitto più grande di lui e da cui viene calpestato. Nel caso dei liceali di Cuneo, il video appare poi un atto d'accusa evidente e senz'appello, che avrebbe dovuto suggerire ai genitori degli studenti incriminati di essere loro i primi a prendere provvedimenti disciplinari contro i propri figli, chiedendo le scuse dei genitori del ragazzo vittima del bullismo e dello stesso ragazzo. Insomma se, prima dell'intervento disciplinare della scuola, ci fosse stata da parte delle famiglie severità sull'accaduto e non indulgenza, probabilmente anche la punizione della preside sarebbe stata meno severa. La vera crisi, di cui la vicenda dei liceali di Cuneo è un sintomo drammatico, è lo scollamento, sempre più marcato tra famiglia e scuola. Ciò accade perché troppo spesso la famiglia delega alla scuola funzioni educative che dovrebbero essere proprie e, d'altra parte, gli insegnanti finiscono per svolgere un ruolo che non può e non deve essere loro. Si pensi alle gite scolastiche: il provveditore di Cuneo ha dichiarato che «la gita è un momento educativo come quelli in aula». È un'utopia che talvolta diventa tragica. Gli insegnanti non riescono a gestire 25 e più studenti ormai grandi: di notte può succedere di tutto.
Ce la possono fare con i piccoli, al massimo con quelli fino alla terza media. Tutti gli altri vadano in gita con i genitori: sarebbe una buona occasione perché padre, madre e figli si conoscano meglio, e, inoltre, episodi disgustosi come quelli accaduti nel liceo di Cuneo si eviterebbero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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