Massimo M. Veronese
Uno immagina il Santo Padre tutto casa e chiesa. Invece anche i successori di Pietro hanno hobby, passatempi e, Dio ci perdoni, cazzeggi. Come predicano del resto le Sacre scritture «c'è un tempo per piantare e un tempo per sradicare, un tempo per demolire e un tempo per costruire, un tempo per piangere e un tempo per ridere». Niente di strano quindi se Sua Santità, anche se per poche ore, diventa uno di noi: non è peccato lasciarsi andare.
Prendete Papa Ratzinger per esempio: si sa che ama i gatti, beve aranciata (anche a pranzo e a cena) e ascolta Mozart e Beethoven. Suona il pianoforte molto bene. Una volta disse: «Ringrazio Dio per avermi posto accanto la musica quasi come compagna di viaggio che sempre mi ha offerto conforto e gioia». Mai fatto sport invece o tifato squadre di calcio al contrario di Papa Francesco che, com'è noto, è tifosissimo del San Lorenzo che non è solo il martire dell'imperatore Valeriano ma anche e soprattutto la squadra del quartiere Boedo di Buenos Aires.
Di certo i Papi di azione e non solo di pensiero non sono mai mancati. Pio IX, oltre che essere un ottimo violoncellista, era un appassionato cacciatore: faceva stragi di lepri e fagiani nelle tenute vaticane appena libero dal protocollo. E si dedicava senza pentimento alcuno alle sciarade, ai sigari e ai tarocchi, cosa, quest'ultima, che diede qualche imbarazzo quando si trattò di avviare il processo di beatificazione. La passione per la caccia avrebbe fatto inorridire invece Pio XII che, quando non si curava della sua collezione di codici miniati o si esibiva al violino, si dedicava alla cura degli amati pappagallini che teneva liberi sulla scrivania. Due cocoriti della Selva che quando morirono fece imbalsamare.
Anche Leone XIII era cacciatore, usava roccoli e viscio quasi come un bracconiere, ma la sera controllava gli uccelli catturati e poi li lasciava volare via. Nei recinti vaticani teneva soltanto daini e caprioli di cui ammirava grazia e agilità. Amava poi curare personalmente una vigna situata all'interno dei giardini vaticani e, compatibilmente con gli impegni, non si perdeva una vendemmia. Mentre Pio X era un appassionato di francobolli, Benedetto XV si dilettava di araldica e Papa Luciani teneva un diario, Achille Ratti, Papa Pio XI, fu un appassionato alpinista prima e meglio di Giovanni Paolo II: scalò diverse vette alpine e fu il primo, il 31 luglio 1889, a raggiungere la cima del Monte Rosa dalla parete orientale.
La vera rivelazione però è Paolo VI che non solo era un grande cultore di pittura e di arti figurative ma anche talmente esperto di matematica da riuscire a creare complicate combinazioni di numeri in successione da utilizzare poi per i messaggi cifrati che dalla Santa Sede partivano diretti ai nunzi di tutto il mondo. Nonostante la figura ieratica e apparentemente priva di passioni Montini era un vulcano. Come un ragazzino, lui che era il Sovrano della Chiesa, collezionava autografi celebri. Nell'insolita compilation pontificia figurano Giosuè Carducci, Benito Mussolini, Trilussa, Gabriele D'Annunzio, Leone Tolstoj ma anche una lettera di Totò. Tutti documenti oggi conservati nella Biblioteca vaticana. Un giorno ebbe in dono da una scolaresca una cagnolina di nome Diana: la tenne con sè per sempre insieme a un paio di gatti bianchi come il manto papale.
Uomo d'azione, portiere di calcio in gioventù, ottimo sciatore è stato anche Giovanni Paolo II. La montagna era una passione assoluta che, una volta, lassù, condivise, tra i flash dei fotografi, con Sandro Pertini.
Poco dopo l'elezione al Soglio chiese anche di costruire una piscina a Castelgandolfo che mise a disposizione del personale tutto. A chi obiettava fossero soldi buttati rispose ironico «sempre meno di quelli che si spendono per eleggere un Pontefice». E d'estate in piscina si stava da Papa...
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