Cronache

Caduti dall'ottavo piano: muoiono sul colpo fratellini di 11 e 14 anni

Dramma in un palazzo al quartiere Barca I ragazzi in casa con il padre: «Ero in bagno»

Caduti dall'ottavo piano: muoiono sul colpo fratellini di 11 e 14 anni

Un minuto erano sul balcone, un attimo dopo erano in terra sull'asfalto. In fin di vita. Otto piani di vuoto, oltre 25 metri e uno schianto. Doppio, terribile. In pochi secondi Benjamin e David Nathan son volati giù. Kenyoti, fratellini di 10 e 14 anni, vivevano in un condominio popolare del quartiere Barca di Bologna con mamma, papà e altri due fratelli più piccoli. Quel cortile interno di via Quirino di Marzio 14 era stato spesso il loro campo di gioco fra le auto parcheggiate un po' così, i garage e grandi alberi verdi a mitigare quella mole grossa dei palazzoni rossi della periferia del capoluogo emiliano.

Ad accorgersi dei loro corpi sull'asfalto, ieri mattina poco dopo le 10, sono stati i vicini che hanno chiamato subito polizia e soccorsi. Il 118 è stato tempestivo, ma dopo diversi minuti nel tentativo di rianimare i ragazzi, gli operatori si sono messi le mani dei capelli. La stessa scena straziante viene riferita dai molti vicini che intanto erano accorsi. In cortile, alle finestre: osservando la disperazione dei soccorritori tutti hanno compreso la tragedia. Quei due ragazzi arrivati da lontano erano morti, cadendo dalla finestra della loro casa. I fratellini più piccoli non erano in casa, così come la madre, che fa la parrucchiera. Benjamin e David erano affidati al padre, che, secondo le prime ricostruzioni, si trovava in casa. L'uomo è stato portato subito in questura per essere interrogato. Agli inquirenti, sotto choc, ha ripetuto di non essersi accorto di nulla e di essere disperato perché si sarebbe assentato per andare in un altro locale, forse in bagno, proprio mentre i due ragazzi sono rimasti soli, aprendo la finestra del balcone.

Nel pomeriggio in questura è arrivata anche la madre che agli inquirenti ha ripetuto che il padre è «persona amorevole» e che ai figli, soprattutto ai tre maschi, era legatissimo. Le indagini si sono allargate all'intera via e dalle prime evidenze il quadro che emerge è quello di una famiglia tranquilla, che stava in Italia da molto tempo. In quell'appartamento i Nathan vivevano da diversi anni: appartiene a una onlus e i servizi sociali avevano talvolta seguito la famiglia ma solo perché numerosa. «Avevamo erogato qualche aiuto sporadico di tipo economico», ha spiegato Annalisa Faccini dei servizi sociali del comune di Bologna.

Da oggi si cercherà di fare chiarezza se, invece, il contesto in cui è maturata la tragedia possa essere diverso: il quartiere è molto popoloso e in qualche caso problematico. Il simbolo è il palazzo che qui tutti chiamano il «treno» perché è lungo mezzo chilometro. Doveva essere un modello di nuova architettura, ora è semivuoto e occupato da immigrati. Il dramma di via Quirino di Marzio però potrebbe avere altre ragioni: alcuni vicini hanno riportato che, invece, in famiglia qualche screzio ci fosse.

Una testimonianza, in particolare, è ancora al vaglio degli inquirenti: uno dei vicini avrebbe raccontato che lo scorso anno in casa Nathan i vigili del fuoco dovettero intervenire per soccorrere i bimbi chiusi in bagno dal padre. Per ora resta il fatto che Benjamin e David non ci sono più. Sfuggiti ad un dramma della disattenzione che porterebbe l'uomo ad essere indagato per abbandono di minore o qualcos'altro di più grave, l'esito è purtroppo il medesimo.

E non è così infrequente: ieri a Nonantola, in provincia di Modena, un'altra bimba di 10 anni è precipitata dalla porta finestra di casa, senza che nessuno si fosse accorto.

Si era sporta per recuperare una ciabattina: la sua caduta è stata attutita da una tettoia che le ha salvato la vita e sarà presto dimessa dal Maggiore di Bologna.

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