Cronache

Un caffè e due chiacchiere. Così un maresciallo ha incastrato il "branco"

Erano appena fuggiti ad Artena dopo la "mattanza". Con un trucco li ha arrestati

Un caffè e due chiacchiere. Così un maresciallo ha incastrato il "branco"

Li ha visti scendere dall'auto e si è preso un caffè con loro per non insospettirli. «C'è stata una rissa a Colleferro, se mi seguite in caserma facciamo degli accertamenti». Non sapevano di essere i principali indiziati i picchiatori di Artena. E quando il maresciallo della stazione locale li ha trovati per loro scatta la «quasi» flagranza, una flagranza a tutti gli effetti, tanto da poterli arrestare. Così sono stati presi gli assassini di Willy, appena tornati dalla mattanza di piazza Oberdan. Artena: il «paese dei briganti» arroccato sui monti Lepini, tace. Nessuno, o quasi, sembra conoscere i fratelli Bianchi e i suoi amici picchiatori. Eppure la chiamano la «banda di Artena», famigerata per le risse (all'Outlet di Valmontone) e i pestaggi a sangue. Quattordicimila abitanti oggi, poco più di 2mila anime quando Mussolini invia l'esercito del Regno con l'artiglieria pesante a stanare e annientare ladri e rapinatori, da secoli l'incubo del posto.

Il Nai Bistrot di un cugino dei Bianchi ieri era chiuso. È qui che alle 3 della notte di sabato Gabriele e Marco Bianchi, 25 e 24 anni, Francesco Belleggia, 23 anni, e Mario Pincarelli, «Pellico», 22 anni, arrivano dopo aver ucciso a calci e pugni Willy Monteiro Duarte, 21 anni. Willy, un cuoco dal cuore d'oro, per le belve di Artena «colpevole» di aver aiutato Federico, un suo compagno di scuola che i quattro, assieme a un quinto uomo rilasciato per mancanza di elementi, stanno picchiando davanti a un locale. Una lite per un'occhiata a una ragazza, amica di Mario Pincarelli. A «Pellico» quello sguardo non va a genio e il giovane va punito. A dargli man forte arrivano in quattro. Cinque contro uno. Willy accorre assieme a Marco Romagnoli e altri amici. La rissa fra i ragazzi di Paliano e le «belve» di Artena finisce nel peggiore dei modi. Marco, Federico e gli altri fuggono dopo averle prese, Willy stramazza al suolo.

Muscoli «pompati» in anni di palestra e combattimenti di MMA, Mixed Martial Arts, contro un fisico mingherlino di un ragazzetto famoso solo per i suoi manicaretti. I quattro si sarebbero accaniti anche quando Willy vomita sangue. Lo finiscono con altri calci, qualcuno racconta che avrebbero usato anche un sampietrino, un cubetto di porfido, preso in strada. Sarà l'autopsia, che sarà eseguita domani all'Istituto di Medicina Legale di Tor Vergata, a stabilire esattamente il colpo mortale. Non lo soccorrono, le belve, pensano solo di fuggire sul Suv Audi verso Artena. Willy non arriva vivo in ospedale, tanti sono i colpi ricevuti.

«Picchiatori di professione»: a Colleferro li conoscono tutti per la loro attività principale. Il sospetto, su cui starebbero indagando gli inquirenti, è che i Bianchi e gli altri tre energumeni vadano in giro per paesi a massacrare di botte chi non onora i debiti con gli strozzini. Di fatto Gabriele finisce sulle pagine dei giornali dopo un'intervista su Rai3 perché, sfidando Covid e lockdown, apre una frutteria a Cori. Si sente un imprenditore modello Gabriele. Sugli addominali scolpiti in palestra un tatuaggio recita: «Proteggi la famiglia», solo la sua. Il fratello Marco, campione di MMA, insegna arti marziali a Lariano. La palestra e la frutteria ora sono chiuse. A raccontare questo dramma sembra davvero di scrivere la cronaca di una morte annunciata. Tutti sanno ma nessuno ferma le belve.

Ci pensa un maresciallo dei carabinieri a imboccare la pista giusta. Per il momento l'accusa è di omicidio preterintenzionale.

Questa mattina l'interrogatorio di garanzia a Rebibbia.

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