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Calenda a Renzi: "Dovete andarvene". E fa una gaffe sul nome del suo gruppo

L'ex ministro sicuro: "Nel logo il mio cognome, non mi muovo". Ma Iv lo corregge: "Si sbaglia, ci chiamiamo Azione-Iv-Renew Europe"

Calenda a Renzi: "Dovete andarvene". E fa una gaffe sul nome del suo gruppo

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Chi deve lasciare il gruppo unico di Azione-Iv per primo? Sembra una questione di lana caprina ma sta diventando argomento di discussione politica. Il fatto è che Carlo Calenda, ieri, durante Agorà Estate ha distribuito certezze. Il leader di Azione ha dichiarato quanto segue: «Dipende da loro perché c'è un problema: loro sono stati eletti con un logo che aveva dentro il mio nome, quindi io non posso andarmene via da un gruppo che si chiama anche Calenda. Possono andarsene loro, lo facessero quando gli pare». Questione risolta, dunque. Non proprio perché fonti d'Iv hanno poco dopo smentito di netto la granitica convinzione dell'ex ministro dello Sviluppo. «A differenza di quanto affermato da Calenda ad Agorà, il gruppo non ha il nome di Carlo Calenda. «Il gruppo di cui Calenda fa parte assieme a altri nove senatori si chiama Azione-Italia Viva-Renew Europe», hanno continuato. E, in effetti, una semplice verifica sui siti dei due rami parlamentari conferma la versione dei renziani. «Calenda» era soltanto il nome più visibile sul simbolo della lista con cui Iv e Azione si sono presentati alle politiche, l'ormai disperso Terzo polo. Una scelta - la primazia dell'ex candidato a sindaco di Roma - che è dipesa dal passo indietro di Renzi ma che non ha alcuna rilevanza rispetto alla denominazione dei gruppi. Che appunto è un'altra. I simboli, poi, erano contenuti entrambi nel logo del Terzo polo. Dunque a questo punto anche gli azionisti possono uscire per primi senza colpo ferire. E provare a costituire un gruppo al Senato, dove però Azione non avrebbe, a meno di ingressi ulteriori, i numeri per non finire nel Misto assieme ai partiti di Bonelli e Fratoianni: quelli per cui Calenda disse di non volersi alleare con il Pd di Enrico Letta alle scorse elezioni politiche. In ogni caso, i distinguo non smettono di manifestarsi. L'ex candidato a sindaco di Roma farà parte della delegazione di centrosinistra che oggi incontrerà la premier Giorgia Meloni per dibattere di salario minimo. Italia Viva - come risaputo - è contraria al salario minimo.

E Renzi ha fatto sapere di sostenere la proposta della Cisl che prevede la partecipazione agli utili dei lavoratori. Tutt'altra cosa rispetto alla proposta ideata da Giuseppe Conte e controfirmata da tutto il potenziale «campo largo», Calenda compreso. Al contempo, mentre Azione si avvicina, pur smentendo ogni passo, a un'alleanza organica con la Schlein e Conte, Renzi fa sapere, tramite fonti a lui vicine, di non avere alcuna intenzione di modificare il suo progetto, che è e resta centrista. Non c'è, invece, un segnale di avvicinamento tra Iv e il governo di centrodestra, anzi. Raffaella Paita, ex capogruppo del Tp al Senato e coordinatrice nazionale d'Iv, non ha lesinato critiche sugli ultimi provvedimenti. «Quelle della continuità territoriale con la Sicilia e la Sardegna e del costo dei biglietti sono senza dubbio questioni da affrontare. Ma la soluzione non può certo arrivare dai decreti dirigisti del governo contro le compagnie aeree». ha detto. E ancora: «In questo modo si spaventano solo gli investitori. La situazione è preoccupante perchè, anche sui trasporti, il governo sembra voler compensare la totale assenza di visione e strategia con un approccio grillino identico a quello del Conte 1». Il Terzo polo, in ogni caso, si appresta a dividersi anche in via formale. Soltanto che i primi a dover fare la mossa, contrariamente a quanto sostenuto da Calenda, non dev'essere per forza Italia viva.

Vedremo a settembre.

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