Calvario Recovery. "Possiamo rinunciare a parte dei fondi". Tempesta sulla Lega

Tempi di passione per il Pnrr, il cui approdo in aula atteso per oggi è stato rimandato: se ne riparla dopo Pasqua, in attesa che gli emendamenti annunciati dal governo vengano riformulati

Calvario Recovery. "Possiamo rinunciare a parte dei fondi". Tempesta sulla Lega

Tempi di passione per il Pnrr, il cui approdo in aula atteso per oggi è stato rimandato: se ne riparla dopo Pasqua, in attesa che gli emendamenti annunciati dal governo, tra oggi e domani attesi al voto in commissione Bilancio a Palazzo Madama, vengano riformulati. Tra questi, due riguardano la riconversione del polo industriale di Piombino, e prevedono lo spostamento in avanti del finanziamento alla Regione Toscana (5 milioni nel 2025, 20 nel 2026 e 16 nel 2027), uno la semplificazione degli interventi di ripristino e messa in sicurezza delle strade danneggiate dal sisma del 2016, e un altro introduce l'esenzione della valutazione di impatto ambientale, a determinate condizioni e fino a specifici livelli di potenza, per impianti fotovoltaici, eolici, offshore e di stoccaggio.

Previsto da un emendamento del governo anche l'affiancamento al disegno di legge di Bilancio, dal 2024, di un bilancio di genere e di un bilancio ambientale, per dare attuazione a una riforma prevista dal Pnrr. Il piano «ereditato» dal governo Meloni è sempre al centro del dibattito politico, tra dubbi sulle tempistiche e sui nodi che, per la maggioranza, richiedono una rimodulazione del piano. Un'operazione da fare con il contributo di tutti. Anche se, come osserva Valentino Valentini, sottosegretario alle Imprese e Made in Italy, «ben venga il contributo di Draghi e di coloro che possono aiutare», ma «l'importante è che lavorino i tecnici dei ministeri e anche delle imprese che devono realizzare questi piani».

Ma mentre si discute come fa il ministro Urso - sulla flessibilità e sull'indirizzare le risorse sui progetti «che possano servire la duplice sfida ecologica e digitale» e che siano realizzabili nei tempi richiesti, a innescare l'ultima polemica è il presidente dei deputati del Carroccio, Riccardo Molinari. Che paventa la possibilità di rinunciare a parte dei soldi previsti dal piano, invitando a «valutare anche la possibilità di rinunciare a parte del Pnrr, se non si dovesse riuscire a investirli in progetti realmente necessari, evitando così sprechi e alleggerendo l'indebitamento degli italiani».

Insomma, secondo l'esponente leghista è necessario «riflettere ed evitare sprechi», anche pensando «di concerto con la Ue, a cambiare la destinazione dei fondi» perché «spenderli per spenderli senza identificare progetti realmente necessari, non ha senso». «Per questo penso che si potrebbe arrivare a valutare di rinunciare a una parte dei fondi a debito, che sono sempre soldi che vanno a pesare sulle finanze degli italiani», conclude Molinari, aggiungendo: «Si tratta sempre di soldi che nessuno ci regala, con vincoli molto forti, e non si è obbligati a prenderli».

Parole per le quali l'opposizione scatena una tempesta. «Il gioco si fa scoperto: la Lega propone ufficialmente di rinunciare a parte dei fondi del Pnrr, che agli occhi di Via Bellerio ha il difetto di essere uno strumento comune europeo. Hanno fatto saltare il governo Draghi per mettere il cappello sui fondi che ora negano. Meloni che dice?», twitta il senatore dem Enrico Borghi. Va all'attacco anche Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Politiche europee a Montecitorio, che oltre a prendersela col governo che «sta accumulando ritardi» mette Molinari nel mirino per le «parole assurde» e chiede a Raffaele Fitto di «riferire subito in Parlamento».

Non la prende bene nemmeno il M5s, che dopo aver rivendicato il ruolo di Giuseppe Conte nel conquistare quei fondi, in una nota rimarca «l'ennesima spaccatura all'interno del governo» su un tema cruciale, e bolla come «surreali» le parole di Molinari nonostante la smentita dell'esecutivo.

Di polemiche «ridicole» parla proprio Conte, riferendosi all'accusa arrivata dal sottosegretario Fazzolari di aver elaborato il piano «frettolosamente», che però conferma la disponibilità sua e dei pentastellati a collaborare per una rimodulazione a un «tavolo comune». Anche Azione boccia l'ipotesi avanzata da Molinari, e ricorda come una rinuncia ai fondi sarebbe «un errore madornale che l'Italia non può permettersi».

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