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Cambia l'accertamento fiscale. Sarà obbligatorio discutere la cartella con il contribuente. Calano anche le sanzioni

L'Erario dovrà comunicare la presunta evasione 60 giorni prima di far scattare la riscossione. Esultano i professionisti: "È una vittoria così il contenzioso potrebbe veramente ridursi"

Cambia l'accertamento fiscale. Sarà obbligatorio discutere la cartella con il contribuente. Calano anche le sanzioni
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Non pagare ma parla, il Fisco (stavolta) ti ascolta. Da oggi cambiano le procedure per l'accertamento fiscale - solo per i debiti fiscali maturati dal 2 maggio in poi - con un contraddittorio vero e obbligatorio. Con la modifica dello Statuto del contribuente, l'Agenzia delle Entrate dovrà comunicare al contribuente le sue pretese: devi pagare tot con sanzioni tot entro 60 giorni. «Prima di emettere un atto che tecnicamente si definisce avviso di accertamento deve convocare il contribuente e discutere con lui se l'evasione presunta o reale a lui contestata è fondata oppure no», spiega il commercialista romano Gianluca Timpone. Se il contribuente accetta e paga subito, rinunciando al contraddittorio, le sanzioni saranno ridotte anche a 1/6. «Solo dopo aver ricevuto e vagliato le osservazioni, le risposte o le correzioni del contribuente si potrà procedere alla riscossione», ragiona il commercialista milanese Alberto Arrigoni nella sua newsletter Gazzetta tributaria.

Eccolo, il fisco amico che ha in mente il viceministro all'Economia Maurizio Leo, convinto che proprio l'eccesso di sanzioni (fino al 240% rispetto al 60% della media Ue) abbia generato l'eccesso di contenzioso che ha intasato l'ex Equitalia e le commissioni tributarie con 1,2 miliardi di euro di cartelle, ormai inesigibili al 96%. Ovviamente, non tutti gli atti sono impugnabili. Lo scorso 26 aprile è stato approvato il decreto ministeriale che specifica quali sono soggetti alla riforma tributaria dell'esecutivo. Al momento sono esclusi gli atti di mera riscossione generati automaticamente, tipo l'iscrizione a ruolo di imposte dichiarate e non versate, la rateizzazione non pagata, l'agevolazione fiscale ingiustamente percepita. Per il recupero dei crediti non spettanti o inesistenti utilizzati indebitamente in compensazione, l'Agenzia delle Entrate può emanare un atto di recupero motivato da notificare al contribuente. Atti per cui servirà instaurare una procedura di contenzioso o una conciliazione successiva, tanto che il sospetto di molti professionisti è che questo tentativo di deflazionare il processo tributario potrebbe non arrestare subito la ormai patologica crescita del contenzioso, anche perché nel recentissimo passato era solo un pretesto dell'Agenzia delle Entrate per sospendere e quindi dilatare i termini di impugnazione dell'atto impositivo già notificato.

«L'accertamento con adesione era un'opzione concessa solo su impulso del contribuente - spiega al Giornale Francesco Zappia di Milano PerCorsi - spesso in caso di errori sostanziali, per tentare di evitare la pretesa dell'Erario. Stavolta il contraddittorio informato ed effettivo sarà obbligatorio, a pena di annullabilità», e questo è un grande passo avanti, anche perché adesso l'Erario dovrà tenere conto delle osservazioni del contribuente «e l'Amministrazione dovrà motivare quelle che ritiene di non accogliere». Ma restano alcune ombre.

«Oggi un funzionario molto raramente rinuncia a un accertamento che sa essere sbagliato poiché significherebbe ammettere un errore E manca la condanna dell'Agenzia delle Entrate per lite temeraria, visto che spesso gli atti accertativi si reggono su presunzioni che hanno come obiettivo quello di far apparire quell'ufficio produttivo semplicemente perché ha ipotizzato evasioni milionarie», è l'amara chiosa di Timpone.

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