«La Camera approva». Dopo aver letto all'Aula il risultato del voto segreto sull'arresto del deputato Galan, 395 favorevoli contro 138, Laura Boldrini, quasi liberata dall'incombenza dopo ben due rinvii, annuncia ai deputati la lieta ricorrenza: «Oggi compie 100 anni l'ex onorevole Giovanni Bersani, gli facciamo i nostri più fervidi auguri». Applausi. Nel frattempo il deputato Galan, che non è presente perchè è ancora in un letto d'ospedale a Padova, diventa ufficialmente un indagato sottoposto alla custodia cautelare. E non nella forma più lieve (i domiciliari), chiesta dai suo legali, ma direttamente in carcere (provvisto di struttura infermieristica, visto che è malato), come gli viene notificato in serata. Votano sì al parere della Giunta per le autorizzazioni, che aveva già approvato la richiesta della Procura di Venezia, il Pd, il M5S, Sel, la Lega, Scelta civica.Particolarmente duri i montiani, il cui Mariano Rabino è stato il relatore in Giunta, e che col nuovo capogruppo Andrea Mazziotti spiega che «non esiste un diritto costituzionale ad essere ascoltati», quindi il fatto che Galan, malato, non possa intervenire nella discussione sulla propria libertà personale non rappresenta un motivo valido per rinviarla. Poco prima il capogruppo di Fi Renato Brunetta aveva chiesto il contrario, di rimandare il voto ad altra seduta e soddisfare la richiesta, fatta con una lettera dallo stesso Galan, di poter essere presente alla votazione («Lo prevede la Carta europea dei diritti dell'uomo che impone il diritto alla difesa personale in ogni ambito»). Ci riprova anche Ignazio La Russa (Fdi), ma è direttamente la Boldrini a cassare la richiesta. Dunque il voto, che va come previsto.La maggioranza decreta la non sussistenza di un fumus persecutionis, verso Galan, malgrado le reiterate richieste di essere interrogato sempre respinte dalla Procura veneziana, gli errori nella quantificazione patrimonale, la mancanza di una prova evidente per le accuse fatte dall'ex segretaria Minutillo e dagli imprenditori del Mose Mazzacurati e Baita. Nessun dubbio dal Pd, il cui voto è annunciato dalla deputata Anna Rossomando. «Abbiamo un'ordinanza ampiamente motivata» dal gip, spiega la piddina, quanto basta per capire che la richiesta d'arresto è fondata. Il grillino Brugnerotto porta, come prova a carico di Galan, un brano da un libro autobiografico in cui l'ex presidente del Veneto racconta che il suo scopritore in Publitalia fu Marcello Dell'Utri, allora capo di Publitalia. Una macchia, per il deputato M5S, quasi già sufficiente per la galera. I dubbi invece li portano i relatori di Fi (un efficace Sisto, che si infervora: «Vi prego non trasformiamo l'aula della Camera in una piazza incontrollata in cui il diritto non c'è, non posso pensare che in questa si reiteri il barbaro rito del processo nonostante l'imputato non possa essere presente per un impedimento giustificato») e Ncd, e anche altri deputati isolati che voteranno contro. Il principale dubbio è nel fatto che l'ordinanza del gip motiva l'arresto con il rischio di reiterazione del reato «in virtù del rilievo della sua posizione politica», pur non avendo più ruoli di governo in Veneto.
«Questo presunto pericolo di reiterazione è semplicemente ricollegato alla sua figura di politico e di parlamentare» dice Leone, a riprova di un pregiudizio negativo (il fumus) da parte della Procura. Ma la Camera respinge, Galan vada agli arresti. «Si è scritta una pagina buia alla Camera» scrivono i legali del deputato, mentre Fi denuncia «una barbarie».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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