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Alle Camere nasce la lobby trasversale dei garantisti

L'iniziativa è di Costa (Azione). Ma dal Pd a Fdi tante adesioni al sito presuntoinnocente.com

Alle Camere nasce la lobby trasversale dei garantisti

Il primo passo è il sito garantista da ieri online, ma il prossimo la nascita di un movimento trasversale di singoli parlamentari, professionisti, esperti e semplici cittadini per chiedere una giustizia più giusta.

Nella sala stampa della Camera si presenta il nuovo sito chiamato, e questo è già un programma, «presuntoinnocente.com». Il primo promotore, Enrico Costa di Azione, spiega: «Vuole essere la maschera dietro la quale ognuno può raccontare la sua storia, fare la sua denuncia, offrire una testimonianza di vita vissuta».

Con lui, presenti o in collegamento, ci sono Guido Crosetto di FdI, Roberto Giachetti di Iv, Giusi Bartolozzi di Fi, Gianni Pittella del Pd e il giornalista Alessandro Barbano. Ma sono pronti ad aderire già altri, dall'azzurro Andrea Ruggieri al presidente dei penalisti Giandomenico Caiazza, che in una lettera di adesione e incoraggiamento sottolinea che è tempo di «uscire da decenni di giustizialismo».

«Con questa iniziativa - spiega ancora Costa- vogliamo liberare i parlamentari dalla camicia di forza dei partiti, troppo spesso ingabbiati dalle convenienze e dalle logiche quotidiane della politica e fare pressione per una riforma che eviti i troppi abusi giudiziari sui cittadini. Chiunque può aderire, certo dubito che i 5Stelle lo facciano, se non abbandonano la loro tradizionale linea giustizialista».

L'idea nasce da persone di diverso orientamento politico e culturale, che però condividono lo stesso spirito e la stessa fede in principi affermati nella Costituzione, dicono, «ma affievoliti nella realtà, quali, tra gli altri, la presunzione di innocenza, il diritto alla difesa, la certezza della pena e la ragionevole durata del processo».

Dalla conferenza stampa a Montecitorio parte una forte accusa al potere e un appello alla politica e alla società civile per far nascere un grande movimento di opinione trasversale, senza gli steccati dei partiti. Sul sito si vogliono pubblicare informazioni, opinioni, proposte e soprattutto ospitare testimonianze di cittadini che raccontino la loro esperienza a contatto con la giustizia, perché si capisca che non si devono interessare di questi temi solo gli operatori del settore o le persone che hanno «toccato con mano» il processo, ma tutti.

«I problemi della giustizia - dicono i promotori- non sono estranei alla vita quotidiana di ciascuno, ma rappresentano le regole fondamentali dello stare insieme».Il sito si apre con una frase di Enzo Tortora, scritta dal carcere all'allora sottosegretario Raffaele Costa, padre di Enrico, in cui denuncia i soprusi giudiziari di cui è stato vittima e implora: «Fate qualcosa, ve ne prego».

Questo qualcosa ora, a così tanta distanza di tempo, i promotori vogliono farlo con lo strumento di «una piazza virtuale», per fermare la deriva giustizialista. Crosetto punta il dito: «Negli ultimi anni il parlamento non ha avuto il coraggio di intervenire, neppure dopo casi clamorosi come quelli di Palamara e Amara». Per Giachetti, serve «una rivoluzione culturale, perché negli ultimi trent'anni si è ribaltato il principio affermato dalla Costituzione, addirittura nel suo opposto: la presunzione di colpevolezza».

Nel momento in cui si prepara la riforma del ministro della Giustizia Marta Cartabia e si propongono i referendum di Lega e radicali su questi temi, il momento di una svolta sembra maturo. Per il vicepresidente dei senatori Pd Pittella, «è preziosa questa iniziativa per cogliere un'opportunità di riforma».

La prima ricerca raccoglie sul sito storie di sindaci travolti da accuse e processi per abuso d'ufficio o altro, usciti dopo anni dal tunnel con l'assoluzione, quando ormai la loro vita privata era stata stravolta e quella politica stroncata. Oppure storie di magistrati usciti indenni da procedimenti disciplinari al Csm per aver accumulato anni di ritardo nel deposito delle sentenze o per aver compiuto altri errori anche più gravi. Ma è solo l'inizio, per «presunto innocente.

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