Campanella in anticipo Il suono della Azzolina: in aula il 14 settembre

Pressing delle Regioni per non aspettare il 23 L'idea: trovare sedi elettorali diverse per il 20

Campanella in anticipo Il suono della Azzolina: in aula il 14 settembre

Non si è ancora chiuso questo tormentato anno scolastico, che già si prospetta un nuovo rebus per la riapertura a settembre. E non sul «come», l'incertezza riguarda anche il «quando». Nella già laboriosa ripartenza, si inserisce infatti un'ulteriore complicazione: l'election day, ovvero il ritorno alle urne per recuperare il voto di Regionali, amministrative e referendum slittati a causa dell'emergenza coronavirus.

Il Governo ha blindato (per ora) il fine settimana del 20 settembre. Così c'è stato chi aveva sollevato il (legittimo) dubbio che con le necessarie regole di distanziamento e pulizia, è possibile che le scuole debbano chiudere non dal venerdì pomeriggio al martedì come solitamente succede, ma che addirittura le lezioni debbano cessare il mercoledì o giovedì prima del voto per riprendere non prima di mercoledì. Col paradosso di riaprire le scuole dopo sei mesi il 15 settembre per richiuderle tre giorni dopo. Così c'era stato chi aveva ipotizzato di slittare l'apertura al 23 settembre. «Non è un'idea scandalosa», aveva commentato Antonello Giannelli, presidente dell'Assoziazione dei presidi, mentre le associazioni dei genitori erano già pronte a scendere in guerra. Ma il ministro Azzolina ieri però ha precisato che la data proposta alle Regioni sarà il 14 settembre. Niente 23. E resta la possibilità per le scuole di riaprire il primo settembre per i recuperi. «Il Decreto Scuola stabilisce che dal primo di settembre le scuole potranno riaprire per le attività legate al recupero degli apprendimenti - precisa in una nota il ministero - Per quanto riguarda invece l'inizio ufficiale delle lezioni, la decisione dovrà essere presa insieme alle Regioni, a cui sarà proposta la data di lunedì 14 settembre, con l'obiettivo di tornare alla piena normalità scolastica il prima possibile». L'intenzione è chiara: a scuola prima possibile. E le Regioni non dovrebbero dire di no. Già nei giorni scorsi Melania Rizzoli, assessore all'Istruzione in Lombardia aveva indicato questa data per il suono della prima campanella. Ieri Cristina Grieco, coordinatrice all'Istruzione della Conferenza delle Regioni lo ha ribadito: «Le Regioni, sono contrarie allo slittamento dell'inizio delle lezioni a fine settembre. Noi proponiamo il 14 settembre». Ma aggiunto però un dettaglio importante. «Se sarà confermata la data del 20 settembre per l'election day, sarebbe meglio trovare alternative sulle sedi dei seggi per non dover chiudere alcune scuole». La vera questione potrebbe essere questa. Che sia la volta buona per recuperare altri edifici dove poter svolgere le elezioni senza coinvolgere le scuole? L'idea è vecchia, nonchè ciclica. Ne parlano tutti, da destra a sinistra, ma per ora non è riuscito a metterla in pratica nessuno. Forse l'emergenza coronavirus potrebbe sbloccarla. «Come avevamo previsto la forzatura di indicare l'election day nella data del 20 e 21 settembre, rischia di provocare gravi problemi alla riapertura dell'anno scolastico - ha avvertito anche Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera - È una follia anche solo immaginare di spostare l'avvio delle lezioni al 23 settembre».

Per questo, dce, «ho presentato un ordine del giorno al decreto elezioni, che è ovviamente stato respinto dalla maggioranza, per invitare il governo a valutare la possibilità di utilizzare una soluzione alternativa alle scuole per le elezioni». Come già succede in gran parte del mondo. «Propendere per una scelta del genere dimostrerebbe che, per una volta, la politica mette al primo posto la formazione dei nostri ragazzi».

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