Conte, ritirata senza fine: M5s asciugato dai dem

Pentastellati sotto la soglia psicologica del 15%. Il piano di Grillo per riprendersi la sua "creatura"

Conte, ritirata senza fine: M5s asciugato dai dem
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Andare in teatro come Beppe Grillo senza essere Beppe Grillo. Puntare sul reddito di cittadinanza senza reddito di cittadinanza. Quella di Giuseppe Conte è stata una campagna elettorale sottotono. Non uno squillo. Nemmeno un acuto. Il resto lo ha fatto l'affluenza. Le urne semideserte nel fortino contiano del Sud hanno concretizzato un insuccesso, che comunque era prevedibile. Il primo exit poll della Rai assegna al M5s una forbice tra il 10% e il 14%. Le proiezioni consolidano il dato negativo. Con la seconda che attesta i pentastellati a un più che deludente 10,5%. La terza rileva un 10,4, ampiamente sotto la soglia psicologica del 15%. Una débâcle, profetizzata giorni fa sul suo profilo Facebook dal capogruppo al Senato Stefano Patuanelli. Nel quartiere generale grillino è una nottata difficile.

Ora la notizia è che l'avvocato potrebbe cominciare a ballare dentro il M5s. Grillo, in silenzio durante tutta la campagna elettorale, potrebbe essere tentato dalla rivincita. Riprendersi la sua creatura, forse. Di certo non direttamente. E già fioccano le possibili alternative alla leadership dell'ex premier. Il primo passo potrebbe essere un ritorno a una gestione più collegiale del Movimento. Una presenza maggiore del duo femminile Chiara Appendino e Virginia Raggi. L'ex sindaca di Roma, pupilla dei grillini ortodossi, dopo aver votato si è fiondata subito al banchetto di Schierarsi, l'associazione di Alessandro Di Battista, per raccogliere le firme per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Un segnale agli attivisti che rimpiangono i Cinque Stelle delle origini e sognano un ritorno in campo di Di Battista. Sullo sfondo si muovono gli esperti Patuanelli e Roberto Fico. Proprio quest'ultimo potrebbe fornire a Conte l'occasione per cercare almeno di limitare la potenziale fronda parlamentare. Dopo il flop, la prossima mossa dell'ex premier potrebbe essere una prima deroga al principio del limite dei due mandati. Si partirebbe con eccezioni calibrate. Tra cui Fico, che vorrebbe correre nel 2025 da presidente della Regione Campania nonostante le due legislature alla Camera. Da lì si aprirebbe la strada per consentire ai parlamentari di fare un altro giro di giostra nei consigli regionali. Anche perché il M5s continua a pagare pegno nelle elezioni in cui sono decisive le preferenze. Le europee non fanno eccezione. Gli stellati sono stati penalizzati dalla mancanza di candidati in grado di trascinare le liste grazie ai loro consensi personali. Per questo motivo Conte è già sotto accusa per la scelta di non candidarsi, come invece hanno fatto quasi tutti gli altri leader. L'ex premier è sulla graticola e non è escluso uno strappo definitivo con il Pd di Elly Schlein.

Non solo. Si profila, per il momento, un immediato futuro in solitaria al Parlamento Europeo per il M5s. Fino a ora, il Movimento a Bruxelles e Strasburgo è stato nel gruppo dei non iscritti. La tentazione, per questa legislatura, è l'ingresso in una nuova formazione guidata dal partito tedesco Bsw (Alleanza - Ragione e Giustizia), fondato dalla politica di estrema sinistra Sahra Wagenknecht. Il movimento della Wagenknecht, secondo le proiezioni, avrebbe ottenuto un buon risultato, attestandosi intorno al 6% e provocando il crollo della Die Linke. Ma l'impresa di rompere la sinistra radicale e costituire un nuovo gruppo, che Conte vorrebbe improntato sul pacifismo, non è semplice.

Servono, infatti, almeno 25 deputati provenienti da almeno sette stati membri. Intanto Conte deve vincere altre sfide: bloccare sul nascere la rivolta interna e decidere se riprendere o meno il dialogo con il Pd di Schlein. Vaste programme.

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