Serenella Bettin
Un cane che viene gettato dal finestrino di un'auto in corsa. Sopravvive. Torna dal padrone ma il padrone lo fa ammazzare. È una storia triste quella del cane da ferma Rocki di tre anni, un incrocio Drahthaar di colore nero che ha visto il suo padrone e il veterinario che l'ha materialmente ucciso, ora condannati dal tribunale di Rovigo. Una storia triste che vede un padrone che non vuole più il cane e un «sicario» che lo sopprime. La vicenda comincia nel febbraio 2015 quando il proprietario, Gilberto Carlini, di Corbola nel rodigino, che di anni ora ne ha 92, decide di non volere più il cane. Così prende, lo carica sulla sua auto, una Fiat Punto e come un sacco dell'immondizia, e sarebbe grave anche questo, apre il finestrino e getta il cane dall'auto in corsa, provvedendo poi ad allontanarsi per non essere visto. E pensare che Rocki era con lui solo da nove mesi. Il cane rimane ferito, ma nonostante le ferite ce la fa e non muore. Zoppicante e malandato, una donna lo nota sulla strada, lo soccorre e poi lo porta al canile comunale a Fenil del Turco di Rovigo. Ma il cane fortunatamente, anche se verrebbe da dire per sfortuna, ha il microchip e viene riconsegnato al padrone.
Carlini non ne vuole sapere di avere un amico a quattro zampe e senza un briciolo di cuore contatta un veterinario, Diego Cesaro, 59 anni, di Ospedaletto Euganeo, nel Padovano. Undici giorni dopo il primo tentativo di ammazzarlo, quasi come fosse una final destination, il veterinario decide per «l'eutanasia» e Rocki viene ucciso con una puntura intracardiaca di Tanax. La donna che aveva trovato il cane racconta l'accaduto e il proprietario viene denunciato.
Grazie alle indagini si arriva anche a sapere chi è il veterinario che ha effettuato l'iniezione e così anche il professionista finisce nei guai. Mercoledì scorso entrambi, padrone e veterinario, sono stati condannati per aver ucciso Rocki, che ora anche se sottoterra ha avuto giustizia. Un atto di crudeltà non necessario secondo l'accusa. Gilberto Carlini è stato condannato a un anno e due mesi e il veterinario a un anno. Anzi, non solo, il giudice Raffaele Belvederi ha deciso anche che il veterinario sia interdetto per un anno dalla professione.
La pena però è sospesa ed è condizionata al risarcimento di 3mila e 500 euro di danni all'Enpa (Ente nazionale protezione animali), entro tre mesi dal diventare definitiva. L'Enpa nella vicenda si è costituito parte civile e tramite l'avvocato Claudia Ricci ha voluto proprio sottolineare il ruolo di un professionista in una vicenda come questa.
Un veterinario, aveva fatto sapere la Ricci al Corriere del Veneto, non può accettare passivamente le richieste di una persona e uccidere un cane senza aver prima svolto tutti gli accertamenti di legge sullo stato dell'animale, tradisce il suo lavoro oltre a commettere un reato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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