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"Via il canone", "Campagna pro Tory". Bbc, il mito vacilla (e somiglia alla Rai)

Accuse incrociate sulla tv di Stato. Nel mirino dei conservatori che vogliono eliminare la tassa: «Evasione da depenalizzare»

"Via il canone", "Campagna pro Tory". Bbc, il mito vacilla (e somiglia alla Rai)

Londra L'onda lunga delle elezioni inglesi non accenna a diminuire di intensità e nelle polemiche del post voto è la Bbc a trovarsi ora al centro del fuoco incrociato di conservatori e laburisti. Tutti contro il colosso della comunicazione, reo di non essere stato indipendente durante la campagna elettorale e di avere favorito l'altra parte politica. Una polemica dal sapore italiano, si scrive Bbc ma si potrebbe leggere Rai.

Nel raccontare le polemiche incrociate contro l'emittente pubblica inglese, la stessa scelta di partire dal governo o dall'opposizione rischia di essere tacciata di parzialità. Ma i conservatori, sedendo saldamente a Downing Street, hanno delle leve più efficaci da azionare e partiamo quindi da loro. Durante la campagna elettorale c'è stato il rifiuto di Johnson di farsi intervistare dalla stella della Bbc Andrew Neil. Il presentatore, in un monologo di qualche minuto, lo sfida a presentarsi davanti alle telecamere per rispondere alle domande. L'invito cade nel vuoto e accende le polemiche. Qualche giorno prima del voto c'è la visita di Johnson a un ospedale, il servizio sanitario è al centro del dibattito: un bambino dorme sul pavimento del pronto soccorso, non ci sono letti disponibili, il primo ministro gli passa vicino, si rischia un boomerang mediatico. Una copertura eccessiva e distorta, è l'accusa che la squadra di Johnson muove alla Bbc. Poche ore dopo, senza che sia contenuto nel manifesto politico lanciato da pochi giorni, i tories annunciano la possibile revisione delle modalità di finanziamento del colosso mediatico, argomento che oltre Manica raccoglie non pochi consensi. La Bbc, oltre ai ricavi commerciali, è finanziata da una tassa sulla licenza tv la cui esistenza è al momento garantita per legge fino al 2027. L'ammontare dell'imposta, per il quinquennio 2022-2027, può essere oggetto di discussione col governo ma la sua abolizione richiederebbe un atto del parlamento. Tecnicamente possibile ma politicamente rischioso, considerando il prestigio dell'istituzione e la sua capacità di influenzare l'agenda politica. Meglio allora procedere in un modo alternativo: Downing Street ha ieri annunciato che ha intenzione di depenalizzare il mancato pagamento della tassa sulla televisione. Non pagare altre utenze non è un reato penale, dice il governo. Mina il sistema di finanziamento, è la replica della Bbc, secondo cui potrebbe perdere fino a 200 milioni di sterline. Dominic Cummings, ideatore della campagna per il leave nel 2016 e ascoltato consigliere di Johnson, è al centro di queste manovre non avendo simpatia per l'emittente pubblica inglese, considerata pro Remain e lontana dalle aree periferiche del Paese. Specialmente la trasmissione Radio 4 Today che gli esponenti governativi hanno avuto l'ordine di boicottare.

E il Labour? Alle prese con la ricerca del responsabile del disastro ai seggi, ieri Andy McDonald, ministro ombra dei trasporti, ha dichiarato che parte della colpa è da imputare alla Bbc che non avrebbe agito in modo imparziale durante la campagna elettorale, sfavorendo il partito e il suo leader Jeremy Corbyn. Accuse simili sono state ripetutamente avanzate nelle scorse settimane, quella di ieri si riferisce a un errore di pronuncia di una giornalista che ha usato il verbo meritare anziché desiderare, parlando della maggioranza conquistata da Johnson.

Due verbi dalla pronuncia simile, un errore difeso dai colleghi, la scusa per gli irriducibili di guardare al dito e non alla luna.

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