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Dl Covid, bagarre in Aula. Il M5S si spacca e il governo pone la fiducia

Scoppia la polemica dopo la decisione del governo di porre la fiducia sul dl Covid. Tutto nasce in seguito ad un emendamento soppressivo firmato da 50 grillini, decisi ad eliminare la modifica alla legge sui Servizi

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Ancora scontri alla Camera, dove stavolta si è scatenata una furiosa polemica dopo che il governo ha deciso di porre la fiducia sul decreto legge Covid. Una mossa arrivata in seguito a forti segnali di malcontento da parte di alcuni rappresentanti della compagine grillina, contrari in particolar modo alla modifica della legge sui Servizi del 2007 inserita all'interno del dl e già finita al centro di accesi dibattiti. Tale modifica, infatti, consentirebbe ai vertici dei servizi di intelligence italiana di rinnovare il proprio incarico per ulteriori 4 anni, cosa che nelle scorse settimane aveva fatto insorgere il centrodestra e provocato dissapori nell'alleanza giallorossa.

Fra gli emendamenti arrivati in questi ultimi giorni per apportare delle modifiche al decreto legge (almeno una trentina, secondo il Fatto Quotidiano), a scatenare un vero e proprio terremoto sarebbe stato quello presentato ieri dalla pentastellata Federica Dieni. Nell'emendamento soppressivo, recante le firme di ben 50 deputati grillini, si andava ad eliminare la proroga del mandato dei vertici dei Servizi segreti. Un gesto che da molti è stato interpretato come un malcelato attacco diretto al premier Giuseppe Conte.

Fino all'inizio della seduta alla Camera, spiega il "Corriere della Sera", alcuni membri della maggioranza avrebbero cercato di far ragionare la Dieni, che tuttavia non ha voluto sentire ragioni. "Non esiste. Io vado avanti", ha dichiarato la deputata grillina e rappresentante del Copasir. "Il mio non è un attacco al presidente del Consiglio, ma quella modifica va fatta con una legge ordinaria e dopo un lungo confronto", avrebbe aggiunto, riferendosi alla variazione apportata alla legge sui servizi segreti Dis, Aisi e Aise. Ed è stato proprio questo a motivare la scelta del governo, che ha deciso di mettere sul piatto la questione di fiducia così da evitare possibili "alleanze" fra la fronda dei CinqueStelle e l'opposizione. È stato Federico D’Incà, ministro dei Rapporti con il Parlamento, a prendere la parola ed a comunicare la decisione dell'esecutivo alla Camera, provocando così la violenta reazione dei partiti di centrodestra e di alcuni grillini.

"L’emendamento firmato da una cinquantina di deputati del M5S non va contro il governo né contro il presidente del Consiglio cui confermo la mia fiducia", ha quindi provato a spiegare Federica Dieni, come riportato dal "Corriere". "L’intento era di modificare una normativa che deve essere affrontata in sede parlamentare per il suo rilievo. Non sono contenta della fiducia: non si risolvono le cose così. Mi dispiace. Le cose si risolvono in Parlamento: sarebbe stato più utile che su quell’emendamento il governo si rimettesse in aula. Sono profondamente contrariata", ha aggiunto. La seduta è successivamente stata sospesa, con votazione rimandata a domani. C'è ora da comprendere se l'emendamento presentato da Dieni sia veramente stato un attacco ordito per mettere in difficoltà il presidente del Consiglio. Secondo alcuni, la compagine grillina riuscirà a convincere il gruppo di firmatari a ritirarlo, secondo altri, invece, dietro questa mossa ci sarebbe Luigi Di Maio, deciso ad assestare un colpo mirato a Conte.

Tirato in causa, lo stesso ministro degli Esteri è dovuto intervenire per dichiarare la propria estraneità ai fatti. "Sono nuovamente costretto a smentire retroscena fantasiosi secondo cui verrebbe attribuita al sottoscritto la paternità dell'emendamento M5S in materia di intelligence. È assolutamente falso", ha affermato l'ex capo grillino, come riportato da "Agi". "Si tratta di una iniziativa del tutto estranea alla mia persona. E sia molto chiaro un messaggio: nessuno provi a tirarmi dentro giochini di Palazzo che non mi appartengono nella maniera più assoluta". Secondo "

htm" data-ga4-click-event-target="external" target="_blank" rel="noopener">Dagospia", inoltre, Di Maio sarebbe stato completamente all'oscuro della modifica ai Servizi ed apparterebbe invece ad Angelo Tofalo, sottosegretario alla Difesa del Movimento CinqueStelle e amico del ministro degli Esteri, la mano che avrebbe agito per apportare la modica alla legge sui Servizi del 2007.

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