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Caos Fillon, indagati anche i figli Le Pen: "Tasse sul lavoro straniero"

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Parigi Marine Le Pen sente che il candidato gollista è alle corde, e ne approfitta. A Le Monde annuncia di voler promuovere due referendum per cambiare la costituzione. Con l'intento (tra gli altri portare i deputati a 300 e i senatori a 200 e l'inserimento nella Carta della difesa del patrimonio storico e culturale della Francia) di applicare una tassa ai soli contratti di lavoro di dipendenti stranieri. La leader del Front National se eletta porrebbe la questione come «priorità nazionale», che il Fn chiama preferenza nazionale.

Da tempo parte del programma lepenista, BleuMarine punta ad attualizzare il concetto: «La applicheremo al lavoro attraverso una tassa addizionale su qualunque nuovo contratto di un dipendente straniero e l'incasso sarà devoluto al sussidio di disoccupazione». Se il calo dei consensi di François Hollande è in parte causato dal mancato aumento dell'occupazione, la modifica costituzionale permetterebbe al Fn di sfruttare contestualmente due temi: lavoro e immigrazione. I sondaggi danno Le Pen tra il 25 e il 27% al primo turno delle presidenziali di fine aprile, ma sconfitta al ballottaggio chiunque sia l'avversario: l'indipendente Emmanuel Macron (al 23%) o il candidato dei Républicans François Fillon (al 20%). Quest'ultimo, da ex favorito, è alle prese col Penelope-gate, secondo cui la moglie avrebbe percepito compensi da assistente parlamentare, incarico che si presume non sia stato svolto effettivamente; un'ipotesi avvalorata da un'intervista del 2007 al Sunday Telegraph in cui Penelope nega di essere mai stata assistente del marito. Fillon spiega che «non c'è niente di illegale». Ma ieri una nuova tegola rivela quanto sia vulnerabile: aperta un'indagine anche sui quasi 90 mila euro percepiti dai suoi due figli. In tv il leader dei Républicans ha rivelato di averli pagati per consulenze legali perché, spiegava, sono due ottimi avvocati. Ma all'epoca non erano abilitati. L'inchiesta ha già portato a diverse perquisizioni e all'interrogatorio dello stesso Fillon e della moglie. Scricchiola la difesa dei Républicans apparsa ieri mattina su Le Figaro: «Il nostro sostegno a Fillon è totale perché la sua candidatura è vitale per la Francia». Firmano in venti.

Ma il fronte conservatore preme perché abbandoni la corsa all'Eliseo. «Ritengo che il nostro candidato debba fermarsi», dice Alain Houpert, senatore vicino all'ex rivale di Fillon, Nicolas Sarkozy. Cambiare «alla svelta», scrive un altro repubblicano, Georges Fennech.

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