Caos intercettazioni, processo Palamara a rischio

I legali dell'ex presidente dell'Anm: registrazioni inutilizzabili. Prossima udienza il 17 maggio

Caos intercettazioni, processo Palamara a rischio

«Intercettazioni inutilizzabili», sostengono a Perugia i legali di Luca Palamara, come già hanno fatto quelli di Cosimo Ferri. E intendono anche chiedere che siano acquisti i verbali di Piero Amara, diffusi dal «corvo» del Consiglio superiore della magistratura.

«Voglio capire fino in fondo quello che è successo», dice l'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, uscendo dall'udienza preliminare.

Ad essere interrogato e inchiodato alle sue contraddizioni è Duilio Bianchi, responsabile tecnico della società milanese Rcs, che ha fornito ai magistrati apparati e programmi per «spiare» Palamara. Sotto inchiesta a Firenze, l'ingegnere ha dovuto ammettere, dopo averlo negato, che un server delle intercettazioni dell'inchiesta era a Napoli. Vuol dire che le conversazioni a Roma, ordinate dai pm perugini, non sono andate direttamente a loro, come impone la legge, ma sono passate per un ufficio napoletano, neppure della procura (che ora indaga sull'accaduto), prima di arrivare dove dovevano. E ciò consentirebbe manipolazioni e violazioni del segreto istruttorio.

Per questo, l'avvocato Benedetto Buratti che difende l'ex pm con Roberto Rampioni e Mariano Buratti, annuncia che chiederà la dichiarazione di inutilizzabilità delle intercettazioni nel processo di Perugia. Se l'istanza venisse accolta, sarebbe a rischio anche il processo disciplinare che ha portato alla radiazione di Palamara. L'ingegnere doveva essere ascoltato la settimana scorsa al Csm, ma la sezione disciplinare ha deciso di aspettare gli accertamenti di Perugia prima di convocarlo.

«Bianchi ha confermato - dice Buratti - che il server era a Napoli presso il loro ufficio e che poi sarebbe stato trasferito alla Procura di Napoli. Già questo per noi mette una pietra tombale sulle intercettazioni. Procura di Napoli che ignora del tutto questo aspetto. Questo, secondo noi, è in palese violazione della norma sulle intercettazioni mediante captatore informatico e lo sarebbe anche per quelle tradizionali». Per Bianchi, dal punto di vista tecnico, quello di Napoli era un «server di transito». Ma Buratti ribatte: «Per noi non lo è e lo spiegheranno i nostri consulenti». Quando gli chiedono perché non avesse mai fatto riferimento a un server a Napoli, Bianchi spiega che «non si occupava dei rapporti con l'autorità giudiziaria», ma il collegio difensivo di Palamara sostiene: «In realtà anche questo non ci risulta. Ritentiamo che sia matura la condizione per dichiarare inutilizzabili le intercettazioni, ma se il giudice vuole approfondire noi non siamo contrari a fare una perizia».

La difesa di Palamara preannuncia inoltre che chiederà l'acquisizione di tutti i verbali di Amara, ex legale esterno dell'Eni, compresi quelli secretati resi ai pm milanesi e arrivati ai giornali e al Csm, su cui indagano le procure di Roma e Perugia.

La prossima udienza

nel capoluogo umbro sarà il 17 maggio e verranno ascoltati gli esperti della Polizia postale che stanno eseguendo gli accertamenti sul server a Napoli. La vicenda delle intercettazioni è pregiudiziale per tutto il resto.

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