Coronavirus

Il capo scout e l'uomo vivo al posto di sua moglie

Ricoverano lui con 37 di febbre, lei non arriva in ospedale. E poi il centenario Gino, il maestro Luigi.

Il capo scout e l'uomo vivo  al posto di sua moglie

IL RAGAZZINO DI PREDAPPIO

Andrea viveva a Santa Marina, una piccola frazione di Predappio e aveva appena compito 26 anni. La contabilità di Spoon River certifica che si tratta della tredicesima vittima di Covit19 in provincia di Forlì e Cesena. Ma Andrea Tesei era un ragazzo non un numero. Aveva lavorato in municipio come obiettore di coscienza, era stato capo scout, a crescerlo in fretta la morte di papà. Era stato ricoverato qualche settimana fa al Pierantoni-Morgagni, poi dimesso dalla rianimazione. Un malore lo ha ucciso. I ragazzi non muoiono di Coronavirus. Non credeteci.

L'ULTIMA NOTA

Raniero Cecchini giovane lo è sempre stato, nonostante i suoi 66 anni: aveva fondato Radio Veronica a Pesaro, quarantatré anni fa, formato una generazione di dj, fatto lavorare tanto ragazzi. Era amico di Claudio Cecchetto, aveva portato a Pesaro Carlos Santana, Elton John, i Jethro Tull. Forse la peste lo aspettava in una delle sue ultime serate di febbraio, quella di Baia del Porto o forse quella di Baia Flaminia. Alida, la compagna, lo ha salutato tra le lacrime: «Spero che trovi tanta musica nel cielo».

LUI SI, LEI NO

Il papà positivo è stato ricoverato, la madre, con gli stessi sintomi, no. Pensano che lui abbia una bronchite, ma non migliora. La figlia Anna racconta a fanpage.it che quando vanno all'ospedale lui ha 37 di febbre, lei 39.8, a lui fanno il tampone, a lei no, nemmeno quando sviene. Ricoverano solo lui in terapia intensiva, quando lei quasi non respira più arriva l'ambulanza. Muore prima di arrivare all'Ospedale del mare dove è ricoverato il marito. Lui ancora non lo sa.

SI È SPENTA LA VOCE

Era la voce storica della sala operativa della questura di Caserta, gestiva le situazioni di ordine pubblico più delicate, «una delle migliori funzionarie che avevamo, di cui tutti si fidavano» ricordano i suoi colleghi, alcuni dei quali spediti in quarantena. Maria aveva 52 anni, era ricoverata dall'azienda ospedaliera di Caserta. Non aveva contatti col pubblico, non svolgeva compiti in strada. Non ha potuto, come tutti, salutare per l'ultima volta i propri cari, ma almeno la salma è stata restituita alla famiglia e poi tumulata con una breve celebrazione liturgica. Mancherà. E non solo la sua voce.

GIÙ IL SIPARIO

Una voce, fantastica, aveva anche il maestro Luigi Roni, 78 anni, morto all'Ospedale San Luca di Lucca. Era un basso di fama mondiale, famoso per aver cantato nei teatri di mezzo mondo e con i più grandi direttore d'orchestra e cantanti lirici: si era esibito con Pavarotti, Domingo, Carrera. Dopo il ritiro era tornato a casa e aveva fondato il festival «Il Serchio delle Muse» ed era stato animatori di molte iniziative culturali. Ha contratto il virus nei primissimi di marzo, contagiato durante il funerale di sua moglie Yulija. Elio Antichi, maestro di coro e amico suo lo ricorda così: «Un gran signore, un grande cantante, una splendida persona, un irraggiungibile Maestro, un grande amico. Ciao Luigi. Ciao Maestro, grazie di tutto e che la terra ti sia lieve».

IL PILASTRO DELLA VAL BREMBANA

Un'altra fascia tricolore a lutto. Un sindaco speciale se n'è andato: Piero Busi, 82 anni, ha guidato il Comune di Valtorta per 59 anni, fino al maggio scorso, e per 25 anni aveva guidato la Comunità Montana della Val Brembana. Un record di longevità e vitalità politica, ma non l'unico. Era un amministratore saggio e amato Busi, prima Dc poi Fi, e tutte le sue delibere passavano all'unanimità. Anche a questo teneva molto. «Un esempio di attaccamento alla sua terra e alla sua gente - lo ricorda Angelo Capelli, consigliere regionale che lo candidò alla Rosa camuna del Pirellone - Una testimonianza di come deve essere la politica».

SCAMPATO A NAZISTI E SOVIETICI

Sopravvissuto ai lager nazisti e alla prigionia dei russi, è stato ucciso dal Coronavirus. Aveva da poco compiuto 100 anni Gino Mazzini, un secolo trascorso sempre nella sua campagna cremonese, tranne quei 24 mesi da incubo, internato in Germania. Il 4 novembre lo avevano festeggiato tutti.

«Ha vissuto con semplicità, lavorando e facendo il suo dovere con onestà - dice Matteo Oriani, che collabora con la Fondazione Sospiro, dov'era assistito da qualche tempo - È stato un onore conoscerlo».

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