Tre milioni di ricavi in fumo: è il danno subito da Italo a causa del contrordine del governo sulla fine del distanziamento sociale sui treni, considerando le cancellazioni e i rimborsi che la società privata del trasporto ferroviario si è vista costretta a fare per onorare l'ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza e rispettare i propri passeggeri. Altre risorse, dopo tutte quelle spese e perse dall'inizio della pandemia a oggi. Un conto che sale, al momento, a quota 203 milioni, ma che, a fine anno, sarà ben più alto.
Basti pensare che anche per Trenitalia, il gruppo pubblico del trasporto su rotaia controllato al 100% da Fs, (che grava dunque sul contribuente), la perdita sarà ingente. Nel week end appena terminato le Fs sembrano aver dribblato le perdite non avendo cancellato treni, avendo a disposizione un parco mezzi decisamente più ampio che ha permesso la riprogrammazione dei posti, e incassando solo qualche cancellazione (che al momento la società non è stata in grado di quantificare). Ma con il Covid, Trenitalia, la contollata dal gruppo controllato 100% dal ministero dell'Economia ha già perso 500 milioni di euro: circa 10 milioni di euro al giorno nel periodo di lockdown per la mancata vendita dei biglietti, solo nei mesi di marzo e aprile. «Un bilancio che proiettato a fine anno vale quasi 2 miliardi di euro», ha previsto l'ad di Trenitalia, Orazio Iacono, in un'audizione in commissione Lavori pubblici del Senato sull'impatto del Covid sul trasporto ferroviario.
A subire i danni maggiori dell'ultima decisione del governo sarebbe, però, Italo, gruppo presieduto da Luca Cordero di Montezemolo, accanto al vicepresidente esecutivo Flavio Cattaneo, e controllato per il 72,6% dal fondo americano Gip. Italo ha spiegato in un comunicato che per «ottemperare a quanto previsto dall'ordinanza emessa improvvisamente» dal ministro della Salute che «reintroduce, con decorrenza immediata, l'obbligo di distanziamento nei treni ad Alta velocità, è stata costretta, suo malgrado, a cancellare 8 treni della mattina e numerosi biglietti per i treni del pomeriggio, arrivando a coinvolgere circa 8.000 passeggeri che non hanno potuto fruire del biglietto già acquistato». Conto totale: 3 milioni persi tra cancellazioni e rimborsi. Italo ha, infatti, assicurato che si è attivata «per rimborsare i passeggeri nel più breve tempo possibile e sta lavorando per ridurre al minimo eventuali disagi per i prossimi giorni confidando nella comprensione dei suoi clienti». Un duro colpo per il gruppo ma soprattutto un altro segnale negativo che l'esecutivo Conte invia agli investitori esteri, che hanno deciso di scommettere sull'Italia negli anni scorsi e sulla crescita della sua economia nazionale.
«Il fatto che le regole cambino continuamente e che la politica introduca incertezza - ha commentato a il Giornale Andrea Giuricin, esperto di Trasporti - distrugge la possibilità di fare investimenti e di fare ripartire il settore e il turismo. Una cosa è certa: l'incertezza regolatoria è l'unica cosa che non serve in questo momento per ripartire». Un film già visto al governo con i casi dell'Ilva di Taranto e di Atlantia. E che potrebbe avere un doppio impatto. Il primo riguarda i prezzi e il consumatore finale: mantenere il distanziamento sociale del Covid potrebbe infatti prolungare la maggiorazione dei biglietti nata con la pandemia. L'epidemia ha fatto «letteralmente esplodere i prezzi di treni», si legge in una nota del Codacons.
Il secondo potenziale impatto è di natura industriale: la situazione potrebbe mettere in discussione anche i piani e le strategie aziendali di alcuni operatori del settore visto che, al momento, la decisione di mantenere il distanziamento sociale sui treni non ha un orizzonte temporale.
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